http://www.levanteonline.net/italia/politica/2034-finanziaria-intervista-a-pietropaolo-laltro-sud-quna-manovra-che-penalizza-il-meridioneq.html
Il 15 luglio si è avuta al senato la prima votazione sulla maxi-manovra finanziaria, che se frutterà bene dovrebbe portare nelle tasche dello stato quasi 25 miliardi di euro nei prossimi due anni. E mentre manca poco alla definitiva conversione del decreto in legge (conversione che dovrebbe avvenire entro la fine di luglio), restano ancora molti dubbi e incertezze sugli effettivi benefici che questa legge possa portare in particolar modo al sud, con l'introduzione del federalismo fiscale.
Ne abbiamo parlato con Gaetano Pietropaolo, coordinatore nazionale del partito meridionalista L'Altro Sud, e dottorando di ricerca in economia.
Dunque, dottor Pietropaolo, quali sono le sue impressioni generali sulla manovra?
È una manovra finanziaria restrittiva. Taglia 25 miliardi di euro di spese in un periodo di crisi. E’ qualcosa che gli economisti di qualche anno fa non avrebbero nemmeno concepito. E’ una politica “ciclica”, quando la normalità sarebbe fare politiche anticicliche. Mi spiego: se c’è depressione nei consumi e quindi un basso livello della domanda aggregata la cosa più naturale che dovrebbe fare un Governo è sostituirsi ai consumi che i cittadini non possono fare aumentando la spesa pubblica (possibilmente con interventi strutturali e non a pioggia) rilanciando così i consumi e, come si dice, l’economia. Questa manovra invece, di fatto, toglie dalla circolazione un bel po’ di soldi, riducendo i consumi in un momento in cui avremmo bisogno che aumentassero. Certo che questo sarebbe il migliore dei mondi possibili. Sono decenni ormai che a causa dell’eccessivo debito pubblico e dei vincoli del patto di stabilità, non possiamo più permetterci politiche espansive. Insomma, il Governo ha le mani legate. Non può fare altro.
Il ruolo del Governo nelle finanziarie è allora solo quello di tagliare la spesa?
In pratica fin quando non riusciremo a ridurre sostanzialmente il debito pubblico pregresso, si. La speranza è che però tagli in modo equo, facendo pagare di più a chi ha di più, come impone la Costituzione. In realtà, al di là del timido sforzo di tassare le Assicurazioni, non vedo un tentativo in tal senso. Questa manovra, in sostanza, aumenta l’età pensionabile, si abbatte come una scure sul pubblico impiego e riduce i trasferimenti a Regioni (per 8,5 miliardi) ed Enti Locali (per 4,8 miliardi) che non potranno far altro che ridurre i servizi che offrono a danno soprattutto di chi non può pagarseli.
Lei ritiene che questa manovra finanziaria sia sufficiente ad affrontare la crisi in corso,o ci sarà bisogno di ulteriori manovre da oggi al 2012?
Francamente lo spero. Perché se l’andazzo è quello di far pagare sempre ai soliti, non credo che questo paese reggerà a lungo. D’altra parte per capire in quale direzione va la manovra basta leggere i commenti delle parti sociali: la manovra è ok per Confindustria, mentre invece non arrivano giudizi positivi dai sindacati.
Ritiene che questa manovra, privando le regioni dei contributi statali finora avuti,possa portare a un cambiamento in positivo o in negativo qui al sud? e soprattutto, con il sopraggiungere del federalismo, ci sarà la possibilità di sfruttare meglio i contributi dati alle regioni del sud dalla comunità europea?
Penso che solo un credulone o chi è in malafede possa pensare che da un Governo dove la Lega Nord ha un potenziale di ricatto enorme, possa derivare qualcosa di buono per il Mezzogiorno. Non dimentichiamo che questo è un movimento che fonda le sue radici ed il suo consenso, prima di tutto, sul pregiudizio antimeridionale. Se facesse politiche a favore del Sud, tradirebbe se stesso. Ne sono prova la stangata al pubblico impiego e il taglio dei fondi FAS previsti nella manovra.
Si spieghi meglio...
E’ noto che il pubblico impiego è formato in prevalenza, al Nord come al Sud, da meridionali. Il costo politico di simili tagli, per la Lega, sarà minimo. E non si tratta di interventi indolore: non saranno rinnovati i contratti fino al 2013 e fino a quella data non saranno fatte nuove assunzioni. Considerato che la maggior parte dei contratti sono già scaduti da almeno un anno, il mancato rinnovo porterà ad una riduzione dei salari reali dell’8-10%. Il blocco del turn over, lascia poi nel limbo qualche migliaia di giovani, soprattutto meridionali, che anche se già vincitori di concorso, non saranno assunti prima di 3 anni.
E i fondi FAS?
Come è noto, i fondi FAS sono fondi per la coesione territoriale. Sono fondi cioè che lo Stato dovrebbe spendere nel Mezzogiorno per puntare al riequilibrio tra le aree geografiche del paese. Negli ultimi tempi però, sono stati utilizzati per le più disparate esigenze. Sono stati definiti da più parti “un bancomat a disposizione del Governo”. Questa finanziaria per giunta li taglia di quasi un miliardo. Evidentemente il riequilibrio delle posizioni Nord-Sud non è una priorità di questa Legislatura.
Quali saranno allora gli effetti sull’utilizzo dei Fondi Europei?
Tutto ciò renderà ancora meno efficiente l’utilizzo di fondi comunitari da parte delle Regioni. Il principio con cui l’Unione Europea eroga i fondi, è quello dell'aggiuntività: essi cioè si sommano a quelli nazionali. L’UE presuppone che da soli non siano sufficienti e che anche lo Stato nazionale faccia la sua parte. In Italia non è stato seguito questo principio. Lo Stato non ha fatto la sua parte nel cofinanziare gli interventi e negli ultimi anni ha speso i Fondi FAS per pagare le multe delle quote latte, i trasporti marittimi sul Lago di Como o la cassa integrazione ai lavoratori del Nord ad esempio, fino ad arrivare a tagliarli in quest’ultima finanziaria. Se a ciò aggiungiamo i tagli di 8,5 miliardi alle Regioni, viene da pensare che sarà messa in serio dubbio anche la capacità di queste a cofinanziare gli interventi da fare con i Fondi Comunitari.
Secondo lei questa manovra può essere considerata in qualche modo un occasione di sviluppo per il Sud?
Le posizioni Leghiste da anni sostengono che l’unico rimedio per il Sud sia quello di tagliare i fondi perché gli amministratori locali sono incapaci di gestirli. Meglio allora farli gestire ai più capaci amministratori del Nord. E non pochi meridionali sembrano condividere quest'idea: è vero, non siamo capaci di amministrarci, sprechiamo tanto, qui non cambia mai niente. Peccato che tutte queste opinioni siano espresse spesso senza portare alcuna prova documentata. Lo sviluppo del Sud può avvenire solamente con politiche di spesa, non di tagli. Si badi bene, con questo non voglio dire: come si spende si spende, basta che si spende! Una delle cause del ritardo del Mezzogiorno è stato proprio l’eccesso di spesa improduttiva (sia nazionale che locale). Il Sud ha bisogno di politiche competitive (cioè strutturali) e non compensative, come spesso è accaduto. Abbiamo bisogno di investimenti infrastrutturali che ci facciano cogliere l’occasione di sviluppo Euromediterranea, investimenti nella ricerca che rendano le nostre aziende innovative e competitive, e investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili, nelle quali sembra che possiamo giocare un ruolo importante.
Un ultima domanda: molte università, in seguito ai tagli imposti dalla manovra,hanno optato per uno "sciopero bianco", interrompendo esami, sedute di laurea, e alcune pensando addirittura di bloccare le iscrizioni per l'anno prossimo:ritiene che sia una reazione eccessiva da parte degli atenei,o un adeguata risposta ai tagli inflitti?
La manovra prevede per il MIUR un taglio, come per tutti gli altri Ministeri del 10% e l’abolizione degli scatti d’anzianità dei ricercatori. Ovviamente una riduzione degli stipendi ci porterà ad avere una classe di ricercatori ancora più demotivata. Inoltre, è immaginabile un taglio al fondo per i PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale). Il che si tramuterà in una riduzione della ricerca prodotta dalle nostre Università. La reazione dei ricercatori sembra allora legittima. Certo che con questo non voglio dire che l’Università non abbia bisogno di riforme, ma il Governo non sembra interessato a fare quelle che servono. Una modifica ad esempio dei criteri di selezione dei ricercatori sembra essere urgente. Meno “figli d’arte” in giro per le Università, credo che renderebbe più credibile questa istituzione da cui sembra sempre più dipendere il futuro di paesi che vogliono giocare un ruolo di protagonisti nel competitivo mondo di oggi.