LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Dal revival degli stereotipi razzisti antimeridionali alla rapina dei Fas. Dal Federalismo Fiscale padano alle nuove Gabbie Salariali.
Un filo rosso collega sempre più le azioni di questo governo nordista ed evidenzia inequivocabilmente una lucida pianificazione operativa.
In un recente incontro a Regensburg (Ratisbona), colleghi bavaresi, notoriamente ben informati sulle vicende italiane, ci hanno confermato dell'esistenza di un accordo tra rappresentanti politici legati al governo ed esponenti del mondo economico-imprenditoriale, sindacale e dell'informazione.
Lo scopo di questa intesa è quella di determinare un processo di divisione del Paese, smantellando progressivamente l'unità economica e sociale, dando autonomia totale alle regioni forti della Penisola.
Il Mezzogiorno con i suoi venti milioni di abitanti, considerato un inutile ed irrecuperabile fardello, privato di ogni solidarietà nazionale, va abbandonato inesorabilmente al suo destino.
Dunque, l'attacco alla classe politica meridionale, con il suo smantellamento, la crescita vertiginosa della Lega Nord, cui è stato concesso ogni estremismo antinazionale, le strategie economiche e sociali, spesso indicate dalla Confindustria, l'azione di condizionamento e manipolazione esercitata da ambienti dei media italiani, hanno una precisa logica.
Ai rozzi e fanatici leghisti del Nord il compito di compiere il "lavoro sporco", fatto di eccessi, di attacchi alla Costituzione, di alimentare il pregiudizio antimeridionale e di proporre leggi, a dir poco inaccettabili.
Ai media, imbavagliati e ricattati, l'incarico di condizionare e preparare l'opinione pubblica alle future scelte politiche ed economiche predisposte dal "piano occulto", amplificando ad hoc ogni evento negativo che si verifica nel Meridione, demolendo ogni residuo di positività ancora presente in questi territori.
Al lombardo Berlusconi, con il suo enorme potenziale economico e mediatico, il ruolo di regista e garante dell'operazione e, poco importa se la stampa estera, come il "Nouvel Observateur", lo definisca un "Michel Jackson paracatutato in un teatro della Commedia dell'arte".
Come già accennato prima, l'ultima e dirompente iniziativa avanzata dalla Lega Nord, con l'immediata adesione del filoleghista Berlusconi, frutto di quell'accordo segreto tra poteri del Nord, è la vergognosa riproposizione delle "gabbie salariali".
Queste ultime, abolite nell'autunno caldo del 1969 dopo le dure battaglie dei lavoratori, oggi dovrebbero ritornare, magari sotto altro nome, per volontà di questo governo padano che non ha esitazioni nell'umiliare milioni di lavoratori meridionali.
In realtà le "gabbie salariali" come ben sappiamo ci sono ancora. I dati del Cgia di Mestre evidenziano come i redditi annuali per il 2007 per tutto il lavoro dipendente sono il 30% più bassi al Sud rispetto al Nord. Una differenza che è quasi il doppio rispetto al 16,5% di sconto dei prezzi a favore del Meridione.
E tenendo conto che la differenza del costo della vita non riguarda solo le grandi ripartizioni territoriali, che la quantità e la qualità dei beni pubblici disponibili – sanità, scuola, sicurezza, trasporti etc… - è decisamente peggiore al Sud, determinando quindi costi aggiuntivi, che la gran parte delle famiglie meridionali è monoreddito e con un numero maggiore di componenti rispetto al centro-nord, la pretesa imposizione per legge di salari differenziati o anche di una contrattazione decentrata appare provocatoria e per certi versi devastante.
Se si riuscirà a dimostrare che nel Mezzogiorno il costo della vita è strutturalmente inferiore l'intero meccanismo perequativo che distribuisce le risorse per il Welfare tra le regioni sarà modificato favorendo nettamente il Nord.
Nel frattempo, 700mila cittadini meridionali, negli ultimi anni, sono stati costretti a lasciare la propria terra, mentre il Pil precipita al 60% rispetto a quello del Nord.
Dunque un crescendo di scelte politiche scellerate, che mirano a distruggere l'unità del paese, colpendo duramente il Sud e portando la contrapposizione tra territori a livelli esplosivi. Una "strategia della tensione" pericolosa che si alimenta ogni giorno con una serie di provocazioni politiche, spesso eclatanti e sfrontate, che mirano ad incendiare l'intero Meridione.
E, mentre sinistre anticipazioni di un prossimo terremoto sociale cominciano a palesarsi, quello che rimane di uno stato unitario è ostaggio di poteri forti che ne controllano ogni residua funzione.
Poteri forti quelli del Nord, che programmano in anticipo ogni futura evoluzione del sistema Italia e che, in perfetta condivisione con le scelte dell'inquietante e potente "Bilderberg Group", decidono i destini di decine di milioni di persone, costrette ad essere solo delle insignificanti comparse in una realtà che non lascia spazio all'improvvisazione.
Antonio Gentile