DEDICATO AL PERVICACE DIRETTORE GIORDANO DE IL GIORNALE.
Il Direttore de Il Giornale, Elio Gordano, ci ricasca con un articolo che è la fiera della retorica anti meridionalista, rispolverata senza pudore, a dimostrazione di quanto basso sia il livello raggiunto (o a cui siamo tornati) d’una concezione perdurante sul Sud d’Italia e i suoi abitanti, e sul fenomeno tristemente famoso dell’emigrazione della sua gente.
Il Direttore dalla voce stridula e femminea (mica solo a noi ci toccherà il timbro fastidioso d’una Jervolino?) dimostra che il suo aspetto efebico è strettamente proporzionale all’infantile livello delle sue sorprendenti analisi. E così si lancia in un articolo dove bolla gli emigranti meridionali come piagnoni, lagnosi che si lamentano per la nostalgia della loro terra, del loro cibo e costumi ; e che sarà mai emigrare si chiede l’acuto Direttore dal visus vecchio/bambino indecifrabile?
Orbene caro Direttore, innanzitutto Lei è recidivo, perché mesi orsono Le chiedemmo, con una caterva di e mail, conto d’un offensivo articolo antiSud d’un suo giornalista. Lei si precipitò a risponderci che avrebbe controllato, verificato, ecc…E lo ha fatto così bene da propinarci questo gioiello d’articolo. Come si permette, caro Direttore, di sminuire, quasi ironizzare, su una tragedia d’un popolo che è figlia di quell’impropria unità che una memoria contraffatta, occultata e menzognera s’appresta a festeggiare a giorni prendendo ancora una volta per i fondelli i meridionali? Non sono bastati un secolo e mezzo a creare una nazione realmente unita, a non regalarci la terza emigrazione biblica della nostra storia. Le ricordo che prima di questa finta e mistificatoria unità, l’emigrazione (guarda caso) era un fenomeno a noi sconosciuto, e che poteva essere evitato non avendo noi gente del Sud richiestoVi il disturbo di venirci a liberare, non si sa poi da cosa e da chi.
Gli Archivi Storici, i numeri, i dati, le cifre sono ancora lì. e non raccontano d’un Sud derelitto ed in ambasce economiche; anzi : una fiera di primati d’ogni genere raccontano d’un paese florido e caso mai preda ambita come poi si è verificato. Certo noi abbiamo sette secoli di storia di Stato autonomo per cui il nostro senso d’appartenenza si materializza in peculiarità caratteriali forse non del tutto comprensibili a chi non aveva l’uso dei servizi igienici, della luce, dell’acqua corrente. Bisogna averle le cose per averne memoria. E noi in fatto di storia, beni, clima, paesaggi e cibo, se la cosa non La disturba, ne abbiamo nostalgia in loro assenza. Non abbiamo più fabbriche, lavoro, banche ed un’economia perché siamo stati scippati, defraudati, con la collusione (questo sì) d’una fioritura di politici ascari istruiti ai Vs. sistemi.
Si risparmi quindi un’analisi insulsa, che non è acuta, né veritiera, né originale, né ironica, e non da merito ad una sua presunta conoscenza storica o buon senso che il ruolo che ricopre richiederebbe ancor più. Lasci stare i meridionali e pensi, o almeno si sforzi di farlo, alla sua gente capace di partorire movimenti politici che dire vergognosi nelle loro proposte, leggi e slogan, è voler essere buoni. Attenzione comunque : “ le iniquità e le sopraffazioni non durano mai in eterno” ebbe a dire il nostro giovane e inesperto, ma saggio e onesto ultimo re. Al Sud qualcosa di serio si muove, e non pensi ai progetti truffaldini passati come pro Sud da politici figli di questa squallida partitocrazia ufficiale, ma bensì alla volontà d’una emergente e nuova classe politica meridionalista che prima o poi troverà il modo di ritrovarsi in una seria e nuova rappresentatività politica, e di fare a meno di giornali, articoli lagnosi (quelli sì!) e direttori come Lei.
Con immutata disistima,
Andrea Balìa