UNA CULTURA DA BETTOLA, UNA MORALE DA DISSOLUTI
Gli insulti gratuiti verso i Napoletani del "parlamentare" della Lega Nord Matteo Salvini, testimoniano, ancora una volta, come il governo di questo paese sia sempre più gestito da goffe e squalificate figure di politici che, ostentando con fierezza la loro zotichezza padana, sembrano fare a gara a chi sia il più "minus habens".
Sarebbe troppo facile ricordare all'incolto e sempliciotto parlamentare-vocalist che la sua goliardica e penosa esibizione, finita poi su Youtube, sia solo la manifestazione concreta di quel livore ancestrale che spesso anima gli esclusi dalla conoscenza.
Come potrebbe se no, il nostro arcaico trastullone, cazzeggiare così compiaciuto e ignorare, insieme alla sua giuliva combriccola, la grande sproporzione culturale e civile esistente tra una Napoli, storica capitale del Mediterraneo per quasi otto secoli e il suo nauseabondo microcosmo intriso di pregiudizio, razzismo e xenofobia.
Ma, si sa, il parvenu padano è recidivo. Lo ricordiamo tutti per la sua strabiliante trovata di riservare posti negli autobus solo ai milanesi.
Il malato, come si dice, è cronico, e per spirito cristiano va tollerato e mantenuto ancora in stato di libertà nella comunità civile.
Ma l'avvilente caso Salvini non è che un esempio del livello di bassezza istituzionale raggiunto dalla politica attuale.
Per decenni, gli alfieri della "morale padana", hanno lanciato feroci strali contro l'eccessiva meridionalizzazione della politica e dei governi che si sono succeduti, ritenendo tutto ciò la causa del degrado etico presente nel nostro paese, rivendicando quindi la svolta nordista come unico rimedio risolutivo.
Luogo esemplare di questa palingenesi diventava la "Milano da bere", frettolosamente designata "capitale morale" della penisola, tra il compiacimento gongolante e irriflessivo dei suoi abitanti.
Poi, il 17 febbraio 1992, il presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano e aspirante sindaco del capoluogo lombardo, Mario Chiesa, viene arrestato in flagrante mentre incassava l'ennesima tangente, svelando all'Italia intera un sistema di corruzione vastissimo, definito poi Tangentopoli. L'indagine, gestita dal pool di Milano, sarà per tutti "mani pulite" e dilagherà in tutto il paese determinando circa 1254 condanne,
Milano, incredula ed umiliata, si ritrova, di colpo al centro di un ciclone giudiziario senza precedenti. E crolla così, infelicemente, l'illusione di una sua supremazia morale e politica.
Ma non passa molto tempo e di nuovo il capoluogo meneghino e, più in generale, il Nord Italia, pur tra clamorosi scandali finanziari e nella sanità, ripropongono in salsa leghista e berlusconiana la loro pretesa superiorità morale ed efficientista.
Nasce, così, il mito inquietante del lombardo Silvio Berlusconi, che, in poco tempo, ridimensiona molte garanzie democratiche, piegando, nel contempo, le istituzioni e gran parte dell'informazione al proprio tornaconto.
L'Italia tutta si degrada, e assume progressivamente l'aspetto putrescente della decadenza morale, fatta di razzismo, di ostilità regionali, di egoismi, di mercificazione, di contraffazione della verità, di servilismo spudorato e pacchiano.
Ancora una volta il "modello Nord" si dimostra truffaldino ed esclusivamente propagandistico.
Ancora una volta un mito così enfatizzato dell'orgoglio nordista sprofonda tragicamente nella melma dei disvalori, in un turbinio di presunte veline, escort, ballerine, ruffiani e polvere bianca.
In tutto questo il nostro Sud, pur con tutti i suoi problemi e i suoi errori, può ancora vantare una sua dignità e, soprattutto, di non accettare lezioni morali da questi scalcinati piazzisti della supremazia padana.
Antonio Gentile