SCELTE CONTRO IL SUD
Hanno preferito allineare tutte le regioni italiane danneggiando quelle meridionali.
Mentre il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo dichiara che:"Cultura e turismo sono strategici per il rilancio del Paese, sono ottimista sulla ripresa” la realtà specie per il Sud è ben diversa.
In realtà, quando siamo ormai a fine giugno, la realtà racconta un’altra storia. Quella del fine teorico Franceschini è la narrazione di una favola dove il lieto fine sin qui è soltanto un sogno proibito che rasenta i crismi dell’illusorietà.
La verità è che diventa impossibile ripartire per la filiera del turismo. Commercianti e albergatori sono delusi e incazzati: come dargli torto? Chi riapre sta sfidando il mare in tempesta, si carica costi su costi, oneri pesanti a fronte di fatturati che crollano e prospettive incerte. Chi riapre lo fa con il cuore e con coraggio, talvolta semmai non senza incoscienza, senza nessuna certezza per il proprio forziere. E lo Stato che fa? Parla e promette, continua a fare chiacchiere. A Roma il il governo fa ancora annunci, siamo alla fase quattro mentre per gli operatori economici vanno incontro all’anno sottozero. L’opposizione, poi, galleggia con analoga inconcludenza tra polemiche, proposte che si sa già verranno bocciate, per poi buttarla in caciara.
In tutto questo un interrogativo appare d’obbligo: se davvero si tiene così tanto al Sud come spesso si dice, oltre le chiacchiere perché non si è consentito alle regioni del Mezzogiorno di ripartire qualche settimana prima, visto che il contagio Covid era già su livelli piuttosto bassi e certamente meno preoccupanti di quello che ancora affligge la Lombardia e altre zone del Nord.
Tutti sapevano che il Meridione vive di pochi mesi di turismo, l’economia ha una sua stagionalità cronometrata che necessitava di una scelta responsabile per mettere gli operatori nelle condizioni di prepararsi al meglio e cercare di resistere all’onda lunga della crisi che andrà avanti sino alla primavera del 2021. Ma si è preferito allineare tutte le regioni italiane ai nastri di partenza, senza tenere conto delle evidenti diversità sanitarie e di quelle economiche. Fabbriche e lidi balneari sullo stesso piano: c’è bisogno di aggiungere altro?
Verranno a dirci che, in ogni caso, le frontiere erano comunque chiuse. Ma al ministro Franceschini (non solo a lui e a Di Maio in primis) si dovrebbe ricordare che diversi Stati ci hanno chiuso le frontiere e sbattuto le porte in faccia, permettendosi di considerarci degli appestati da scansare, terra di contagio da cancellare dalle rotte del turismo 2020. E proprio in quel momento bisognava tirare fuori gli attributi, senza divisioni tra sinistra, destra, centro, sopra o sotto.
Era quello il momento per provare a ribaltare la partita o perlomeno mettere la mani avanti e guadagnarsi una posizione di vantaggio sui soliti furboni che si sono già fatti accordi, più o meno formali, per tagliare fuori l’Italia dalla rotte del turismo di questa sciagurata stagione. Era quello il momento per gonfiare il petto e sbandierare ai somari imborghesiti dell’Europa che l’Italia non era (e non è) soltanto quella dell’emergenza pandemica dilagante al Nord ma anche quella virtuosa ed esemplare del (quasi) Covid free al Sud.
Le regioni del Sud Italia, come noi de L'Altro Sud abbiamo più volte dichiarato, dovevano essere poste, con orgoglio e determinazione, sul tavolo della contrattazione in Europa come zona sicura, destinazione protetta e approdo ideale per i turisti all’atto delle riapertura delle frontiere, puntando sul rilancio dell’Italia attraverso la bellezza incontaminata di territori rimasti sostanzialmente immuni come la Sicilia (la Calabria, la Sardegna e la Campania), dove si sono registrate medie di infezione tra le più basse del Vecchio Continente.
Sarebbe stato opportuno mostrare i muscoli ed entrare in gamba tesa per spezzare gli equilibri consolidati del nazionalismo economico degli Stati europei, l’asse dei soliti amici al bar di Bruxelles protagonisti di una spietata guerra non più caratterizzata dai carri-armati in strada come cento anni fa ma fondata su ricatti politici e finanziari che si traducono poi nelle imboscate sui corridoi turistici. E questo il teorico Franceschini e i tanti politici inutili meridionali dovrebbero saperlo bene.
da "Il Quotidiano del Sud"
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