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I"l nostro è un Paese in pezzi. Ripeterlo fa paura, ma non è detto che sia un male" . Un libro infuocato, che irrompe con forza nel dibattito politico e tratteggia scrupolosamente gli scenari di un futuro che non è mai stato così prossimo.

 

 

 

   
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Nicola Perrini, ingegnere, docente di elettronica con numerose esperienze professionali - in particolare nel campo delle Energie Rinnovabili e dell'impiantistica industriale - è attualmente Coordinatore Nazionale de L'Altro Sud-UDS. Meridionalista doc, è autore stimatissimo di numerosi contributi sulla Questione Meridionale e sulle nuove opportunità di sviluppo del Mezzogiorno. 

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 GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    
Location: BlogsL'ALTRO SUD    
Posted by: 242658@aruba.it 22/01/2014 20.06

GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO

di Francesco Toscano

Ora è ufficiale: il disarmo chimico internazionale passerà anche per questo lembo di terra troppe volte abbandonato da Dio e dagli uomini. E se invece di gareggiare a chi grida più forte i perché del “no” ci fermassimo tutti quanti un attimo a riflettere sul perché no? È da mercoledì pomeriggio, vale a dire da quando la Farnesina ha formalizzato la scelta di Gioia per il trasbordo da nave a nave dell’arsenale di Assad, che assistiamo stupiti ad una nuova guerra: quella dei comunicati stampa, ai quali si fa davvero fatica a stare dietro; una vorticosa giostra fatta di congetture, giudizi, conclusioni che, girando sempre più velocemente sopra le nostre teste, rischia di annebbiare i pensieri e, con il più classico gioco delle parti, strumentalizzare una storica operazione internazionale di pace. Si possono criticare le modalità con cui tale decisione è stata presa, perché (forse) non sono state coinvolte a dovere le Istituzioni locali ma, se questo è vero, allora bisognerebbe porsi dei seri dubbi (qualora i cittadini ne abbiano) sul valore del peso specifico della politica locale. Si può essere d’accordo sul fatto che le decisioni non debbano essere sempre calate dall’alto ma piuttosto condivise, però anche queste a volte sono palesemente ingiustificabili, altre comprensibilmente inevitabili. Piuttosto, sono state altre le mannaie cadute sul territorio alle quali i residenti hanno assistito impotenti. A ragion veduta, la comunità, i sindacati, le associazioni si chiedono come mai il Governo centrale si ricordi della Piana solo quando c’è da trovare soluzioni che altrove non sarebbero state accettate. La risposta la sappiamo tutti. Ma sarebbe più interessante ricordarsi se le barricate siano state più alte mentre a Gioia si costruiva l’unico inceneritore rifiuti di tutta la Calabria. Bisognerebbe fare mente locale se c’erano così tanti politici schierati quando in città è stato piazzato un megadepuratore consortile che, quotidianamente, riceve liquami anche da fuori regione. In quanti si sono indignati per la centrale turbogas di Rizziconi o per il progettato rigassificatore più grande d’Europa. Quanti attori principali? Quante comparse? Gioia appare sempre più come città delle contraddizioni: un posto in cui molti sono più turbati da un’operazione di disarmo, che farà del Mediterraneo il mare della Pace, che dal fatto che il porto sia ormai considerato il crocevia del traffico mondiale di cocaina. Stiano tranquilli i pianigiani! Le attività così discusse non saranno certo dirette da chi, negli ultimi anni, ha gestito la Sanità o la spazzatura in Calabria ma da una task force di americani, russi, cinesi per una volta insieme a garantire accordi di disarmo storici che, grazie a Dio, abbiamo firmato anche noi italiani. Un lavoro fino ad oggi “top secret” per ovvi motivi di sicurezza ma che sarà poi eseguito alla luce del sole (da queste parti è strano ma vero), nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. E di sicuro, sarà questo il motivo per il quale anche i sindacati e la Chiesa non sono per un “no” a prescindere e invece premono affinché il tutto si svolga nel migliore dei modi. D’altra parte sembra che non saranno i portuali ad effettuare le operazioni di trasbordo ma navi Ro-ro, traghetti con modalità di carico autonomo. Quella dell’Opac, è una missione che, di sicuro, attirerà a Gioia Tauro i media nazionali e internazionali: ciò che da queste parti non è riuscito a fare il pentito Schiavone con le sue dichiarazioni sui rifiuti tossici; riflettori che non sono stati ancora accesi nemmeno dopo le inchieste sulle vere navi dei veleni, quelle probabilmente affondate davanti alle nostre coste. Al contrario, in queste ore, il web pullula di castronerie. Molti parlano di smaltimento ma forse non sanno che i container di armi chimiche non toccheranno terra; altri denunciano che le sostanze verranno gettate al largo delle nostre coste ma evidentemente non sanno che ciò è severamente vietato e che i residui verranno lavorati dal colosso Veolia all’estero. Viceversa, dovrebbero far riflettere le recenti dichiarazioni dei ministri Lupi e Bonino che hanno confermato come dal porto gioiese, ogni anno, passino migliaia di sostanze simili per pericolosità al gas nervino siriano. Questo, all’insaputa di tutti: sindaci, cittadini, ambientalisti, sindacati e quant’altro. È pur vero che la Sardegna si è opposta con forza alla possibilità di ospitare le delicate attività di trasbordo toccate a Gioia Tauro ma è altrettanto vero che gli isolani da tempo hanno puntato sul turismo come volano di sviluppo, per noi invece è un’opzione ormai superata da quando, con forza, abbiamo voluto che fossero le navi portacontainer a placare la nostra sete di lavoro e incrementare un indotto che non è mai decollato. Si faccia una scelta precisa, una volta per tutte, anche se l’arrivo imminente delle navi militari non lascia più tempo a convegni, note o riflessioni. Perché da adesso i quesiti da porsi sono ben altri: sul perché due bandi milionari per il gateway e la logistica siano andati deserti, sui 500 lavoratori ancora in cassa integrazione, sugli imprenditori che da noi devono lavorare scortati dall’esercito o i capannoni fantasma lasciati a presidio del nulla. Riflettiamoci sopra e il disarmo chimico lo lasceremo fare tranquillamente agli americani.

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Comments (7)   Add Comment
Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Catello on 23/01/2014 20.16
il fatto è che la Calabria come gran parte del sud viene usato come una colonia, su cui si può far tutto. E' un po' come la Sardegna, armi nucleari, esercitazioni militari......E noi zitti!<br>

Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Tom on 24/01/2014 15.13
Sono d'accordo con Catello, la Calabria, la Basilicata così come la Sardegna sono solo terre da fruttare, in pratica delle colonie.

Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Nix on 24/01/2014 16.48
Il governo si ricorda della Calabria solo quando c'è da trasbordare delle cose che gli altri non vogliono. Non siamo affatto rassicurati dal fatto che l'operazione sarà gestita da Americani, Russi o Cinesi. E sopratutto possiamo immaginare che i prodotti chimici, dopo essere stati "trattati" a bordo della nave statunitense, saranno sversati nel mare di Calabria. O pensate che gli eroi della pace si prenderanno la briga di andare a fare il lavoro sporco un pò più in la?

Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Geppy Vargas on 24/01/2014 17.54
L'arsenale di Assad non può essere lavorato in Siria e neanche in altro paese arabo, troppo alto il rischio di attentati kamikaze. Dopo il no degli albanesi, pur di chiudere le operazioni in fretta gli americani (a cui preme portar via le armi ad Assad) hanno proposto di neutralizzare i composti chimici direttamente in mare sulla nave Cape Ray. Operazione mai tentata prima d'ora. La Cape Ray è stata varata nel 1977 e mai utilizzata per questo tipo di operazioni. Operazioni fatte sempre e solo sulla terra ferma. Molta perplessità serpeggia al Pentagono per il fatto che la Cape Ray non è fornita di doppio scafo! Non è insomma blindata e il materiale chimico trasportato potrebbe essere a rischio, tanto che si sta lavorando per dotarla di comparti stagni all'interno delle stive. Il Pentagono inoltre vuole iniziare le operazioni di neutralizzazione tramite idrolisi dei gas chimici nel Mediterraneo, perchè più calmo e meno tempestoso dell'Atlantico. Una tempesta potrebbe compromettere l'intera operazione per non dire peggio provocare un disastro immane.<br>

Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Lisa on 25/01/2014 19.13
Perche' vi meravigliate, la loro monnezza ce la mandano a noi, i treni vecchi pure. E' come fanno con l'Albania, ne` piu` ne` meno. Che gliene frega a loro di noi!

Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Daniel on 26/01/2014 18.35
Non serve piangere e disperarsi sulle proprie condizioni. Oggi serve una élite di uomini e di donne pronte a guidare un processo rivoluzionario di emancipazione culturale e sociale. Solo una élite coesa e preparata potrà guidare il suo popolo riportando la luce nel buio delle coscienze. Bene dunque L'Altro Sud, segui pure la strada ritrovata della consapevolezza e della sintesi delle energie vincenti. Come burattini le masse hanno subito i torti sprofondando nel fango della inesorabilità. Ora siamo qui con voi, per un cammino comune sulla strada della ritrovata autonomia.

Re: GIOIA TAURO PROTAGONISTA DEL DISARMO    By Ignazio Messina on 28/01/2014 17.14
Noi dell’Italia dei Valori diciamo no all’arrivo delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro. Le ragioni? Il pericolo per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, il freno al flusso turistico, la possibile evacuazione del Comune di San Ferdinando adiacente alla zona portuale e la militarizzazione dell'area. Ci sembrano motivi più che sufficienti per chiedere ai cittadini italiani di firmare la petizione, in cui chiediamo al governo di fermare l’arrivo in Italia di questo pericoloso carico. Ci sono numerose variabili e altrettante incognite che rendono quest’operazione azzardata e pericolosa: ritardi, tempi non precisati e mancanza di coinvolgimento, non solo degli abitanti del luogo, ma anche dei rispettivi referenti istituzionali locali. Per questo, siamo vicini ai sindaci dei comuni che in questi giorni hanno approvato un documento in cui si oppongono a questa operazione e siamo vicini anche alle popolazioni del luogo che hanno manifestato la loro contrarietà. Penseremo a tutti gli strumenti utili e pacifici per far valere il loro diritto sul proprio territorio.


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