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L’Altro Sud is a cultural-political movement which is inspired  by European Regionalism. The South of Italy (Two Sicilies) is an ancient and authoritative nation with about eight centuries of common history. The purpose of this organization is to contribute, with other European territories, at the construction of a Europe of the Peoples and of the Cultures. Defend the interests of the Southern Italian Regions in a Europe of the solidarity and identity.

 

 

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L'Altro Sud riporta Le Due Sicilie in Europa (vedi il filmato)

I"l nostro è un Paese in pezzi. Ripeterlo fa paura, ma non è detto che sia un male" . Un libro infuocato, che irrompe con forza nel dibattito politico e tratteggia scrupolosamente gli scenari di un futuro che non è mai stato così prossimo.

 

 

 

   
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BNG (Bloque Nacionalista Galego:partito nazionalista progressista Galiziano)

BLOC (El BLOC Nacionalista Valencià:partito nazionalista progressista Valenziano)

SNP (Scottish National Party: partito nazionalista progressista Scozzese) 

di Lerro Giorgio

 

 

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Fermiamo lo scempio in Basilicata dove si potrebbe destinare fino al 70% del territorio regionale allo sfruttamento petrolifero. Serve una mobilitazione permanente delle popolazioni meridionali contro questa violenza dello stato italiano che continua a considerare il Mezzogiorno solo una colonia da spremere e che ha consegnato i nostri territori alle compagnie petrolifere

 ORA E' TEMPO DI REAGIRE!

   
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Video "Un Altro Sud c'è". Rassegna di immagini del Sud stereotipato della criminalità e del degrado contrapposto al Sud positivo, della gente perbene, degli eroi, della cultura, dell'arte, della Storia di un popolo che è stato Nazione per otto secoli.

   
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Nicola Perrini, ingegnere, docente di elettronica con numerose esperienze professionali - in particolare nel campo delle Energie Rinnovabili e dell'impiantistica industriale - è attualmente Coordinatore Nazionale de L'Altro Sud-UDS. Meridionalista doc, è autore stimatissimo di numerosi contributi sulla Questione Meridionale e sulle nuove opportunità di sviluppo del Mezzogiorno. 

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 L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    
Location: BlogsL'ALTRO SUD    
Posted by: 242658@aruba.it 20/05/2013 16.33

L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD

Come è noto, il presidente della regione Lombardia è il leghista Roberto Maroni che ha due punti al centro del suo programma: il 75% delle tasse dei lombardi resti alla Lombardia e realizzazione della macroregione padana, attraverso la fusione con Veneto e Piemonte, che hanno già presidenti leghisti. Tradotto: la secessione del Nord.

Mi spiego meglio: i leghisti, sparando una clamorosa balla, nella loro propaganda per semi analfabeti, dicono che la Lombardia produce il 60% del Pil italiano (in realtà è un po’ più del 20%). In ogni caso è vero che è la regione che dà il maggior contributo allo Stato e, di conseguenza verrebbe meno una bella fetta di gettito fiscale, il che avrebbe un evidente riflesso sulla solvibilità del debito pubblico statale. Facile dedurre che già all’indomani della approvazione di una legge cosiffatta, lo spread schizzerebbe a misure senza precedenti portando rapidamente al default.

Ma, soprattutto, come sarebbe possibile limitare alla sola Lombardia questo beneficio fiscale? Pur trasformando quella lombarda in regione a statuto speciale, la cosa sarebbe semplicemente ingiustificabile sul piano costituzionale, perché farebbe ricadere il peso dello Stato centrale solo sulle altre regioni, creando così una mostruosa disparità di trattamento.

Peraltro, sapete dirmi quali deputati non lombardi voterebbero una cosa del genere? Anche mettendo insieme veneti e piemontesi, i numeri non ci sarebbero, anche perché possiamo supporre che una parte delle forze politiche sarebbero contrarie. Dunque, l’unico modo per far passare questa legge sarebbe quello di stabilire che ogni regione trattiene per sé il 75% del prelievo fiscale. Così allo Stato resterebbe solo il 25% per pagare le spese dell’amministrazione centrale, della giustizia, delle forze armate e polizia, della diplomazia ecc e, soprattutto, per pagare gli interessi sul debito pubblico accumulato. Come dire: far fallimento in tre giorni e sciogliere lo Stato centrale.

La cosa più probabile è che una legge del genere non sarà mai approvata. Dunque, si tratta solo di una boutade propagandistica? No. Sarebbe un errore madornale prendere sotto gamba questa cosa. Questa rivendicazione non sta trovando nessun credibile contrasto, anzi il Pd sembra rimproverare a Lega e Pdl di aver fatto troppo poco sulla strada del federalismo, lasciando intendere che loro farebbero molto di più. Dunque, essa si sta radicando nella testa di molti come del tutto legittima ed auspicabile. Facile prevedere che questa richiesta diventerà la bandiera dietro la quale aggregare l’agitazione. E qui viene a taglio la proposta della macro regione che (attenzione!) non è proposta agitata dalla sola Lega, visto che, inopinatamente, essa è comparsa nella prolusione all’anno accademico del Rettore del Politecnico milanese. La strada sarebbe molto semplice: convocare un referendum con legge regionale nelle tre regioni interessate con la proposta di fusione. E dato che in due già c’è una maggioranza leghista-Pdl, la conquista della terza sarebbe decisiva. Ovviamente poi bisognerebbe vedere se il referendum approverebbe la proposta (il che non è affatto certo) ma è evidente che la rivendicazione del 75% delle tasse alla macro regione sarebbe il principale argomento di propaganda. Se poi si giungesse alla nascita della macro regione il passo verso la secessione sarebbe breve.

In primo luogo è ovvio che la Regione avanzerebbe la richiesta di quel trasferimento fiscale e si tratterebbe di un soggetto “forte” sia per popolazione (19 milioni e mezzo di cittadini. Il 31% del totale nazionale, anche senza Liguria, Friuli e Trentino) sia per peso economico (quasi il 40% del Pil), per cui sarebbe difficile resistere. A quel punto (considerato che la macro regione avrebbe una certa legittimità a rivolgersi agli organismi internazionali per rivendicare la propria indipendenza) la soluzione di una “separazione consensuale” rischieremmo che apparisse come del tutto ragionevole. Se poi questo coincidesse con un grave scossone della crisi (default italiano o di altri paesi membri, conseguente crisi dell’Euro ecc.) la cosa sarebbe tutt’altro che fuori dell’agenda politica.

Ma, a quel punto, la separazione non sarebbe affatto consensuale: come dividerci il debito pubblico? Come dividerci l’onere per pensioni e debiti dello Stato? Soprattutto, polizia, carabinieri ed Esercito accetterebbero di essere smembrati? E come, visto che la maggioranza dei militari è di origine meridionale? Potrei proseguire ma mi sembra che ce ne sia abbastanza per capire quali rischi di guerra civile potrebbero di colpo prospettarsi.

A..Giannuli

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Comments (8)   Add Comment
Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Lucia on 21/05/2013 14.19
E' un'ipotesi difficile a realizzarsi ma certamente per noi meridionali ci vuole una strategia diversa. L'Italia così com'è non funziona più e continua a tenere il Sud ai confini dell'Europa. La soluzione sta in quella che voi chiamate 'comunità politica' governata dalle forze sane della cittadinanza attiva e senza mediazioni partitiche. Un Mezzogiorno governato solo da meridionali e nell'interesse esclusivo della propria gente.

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Mimmo on 21/05/2013 19.49
A quelli del nord interessa solo non pagare tasse e se ne fregano del resto del paese. Ora è il momento che noi tagliamo con il resto d'Italia e non compriamo più i loro prodotti come se fossimo una miserabile colonia.

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Massimo Colonna on 22/05/2013 15.41
Fanno solo demagogia. Noi rappresentiamo il 60% del loro mercato .........se vanno via si suicidano da soli, anche perché verrebbero travolti da stati più grossi e da economie forti.

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Calabria nostra on 22/05/2013 19.08
La Calabria ad esempio si è impoverita, e non si è sviluppata, anche per non essere riuscita a fare rete e a far emergere quella classe dirigente e quella società civile che sono sempre punti di riferimento imprescindibili, in ogni processo di crescita culturale sociale ed economica di un territorio. Ma, anche, perché è scomparsa, se c’è mai stata, dalle agende dei governi e delle istituzioni parlamentari che non hanno saputo, o voluto, ascoltare le richieste di interventi capaci di innescare meccanismi sociali e culturali essenziali per dare motivazioni allo sviluppo e che sarebbero serviti ad eliminare squilibri storici ed a segnare discontinuità con modelli storicamente caratterizzati da profonde divisioni e contrapposizioni. E’ stata sempre una debolezza della Calabria, e più in generale dell’intero Sud, non riuscire a portare in parlamento e al governo gli interessi della propria comunità e del territorio con una posizione politicamente potente, a prescindere dalle legittime appartenenze ideologiche e culturali di ognuno. Non possiamo aspettarci che si occupi di Calabria chi ha come slogan “prima il nord” o pensa a lasciare le tasse riscosse sul proprio territorio, creando così una separazione-secessione di fatto. Questi sono pericoli nuovi davanti a noi. Anche l’idea della nascita di una macroregione del Nord, non ha prodotto reazioni al Sud volte ad incoraggiare iniziative capaci di creare coesione e unità, quantomeno per contrapporsi a questi disegni egoistici e antiunitari che porta avanti una parte del paese.

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Nicola on 22/05/2013 21.47
Il Sud non è purtroppo rappresentato politicamente, data l'incapacità eleggere una classe politica minimamente impegnata nella difesa degli interessi dell'eletttorato di riferimento, salvo distribuire promesse di posti di lavoro fisso che il più delle volte non si concretizzano mai. Ma neanche le categorie economiche riescono a far sentire la propria voce, essendo le stesse frammentate e poco organizzate. Il risultato è che l'intero mezzogiorno è assente dalle questioni all'ordine del giorno, viene completamente ignorato dalle cronache, salvo che nei casi di atti criminali, è ridotto ad estrema ed insignificante periferia di uno stato che non gli ha mai dedicato attenzione e che ora lo ha completamente abbandonato. E' improcastinabile ormai la realizzazione di una rete di difesa che, partendo dai gruppi economici e dai singoli più avveduti, cominci a tutelare gli interessi locali e coinvolga gradatamente il maggior numero possibile di cittadini.

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Calabria nostra on 23/05/2013 18.34
In Calabria la mercificazione del territorio viene favorita e alimentata dalla presenza opprimente di una criminalità diffusa e collusa con la classe politica, e da una secolare fame di occupazione e benessere, favorita da una politica nazionale che accentua il dualismo nord-sud, generando così, dal Pollino allo Stretto, una lunghissima serie di catastrofi. L’innegabile presenza di rifiuti nucleari e “navi a perdere” è solo la riprova di come le nostre montagne e i nostri mari per anni abbiano svolto il compito di enormi discariche per scarti illegali e pericolosi. A fronte di questo avvelenamento, l’emergenza ambientale è servita solamente a far proliferare discariche e a progettare inceneritori, mentre il ciclo dei rifiuti si è intrecciato singolarmente con quello dell’acqua, nell’unico grande business dei servizi locali. Così svendiamo le ricchezze del territorio ed assistiamo all’imposizione di inquinanti impianti di produzione energetica – in una regione che da decenni ne esporta grandi più di quanto consuma – mentre non subisce flessioni il business del cemento come negli infiniti cantieri dell’A3, prova generale di ciò cui andremo incontro se malauguratamente saranno avviati gli espropri per la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By Oreste Piantedosi on 24/05/2013 16.53
Affermato nella Carta Atlantica (14 agosto 1941) e nella Carta delle Nazioni Unite (26 giugno 194), il principio di autodeterminazione dei popoli è ribadito nella Dichiarazione dell’Assemblea generale sull’indipendenza dei popoli coloniali (1960); nei Patti sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali (1966); nella Dichiarazione di principi sulle relazioni amichevoli tra Stati, adottata dall’Assemblea generale nel 1970, che raccomanda agli Stati membri dell’ONU di astenersi da azioni di forza volte a contrastare la realizzazione del principio di autodeterminazione e riconosce ai popoli il diritto di resistere, anche con il sostegno di altri Stati e delle Nazioni Unite, ad atti di violenza che possano precluderne l’attuazione. <br>Nel diritto internazionale, l’affermazione dell’autodeterminazione dei popoli – frutto di un processo graduale a lungo contrastato dai paesi occidentali e fortemente collegato, nella prassi, alla fortunata azione dell’ONU a favore della completa decolonizzazione – è ormai acquisita sul piano consuetudinario limitatamente al divieto di tre specifiche fattispecie, qualificate come crimini internazionali: la dominazione coloniale, l’occupazione straniera e i regimi di segregazione razziale (apartheid) o altrimenti gravemente lesivi di diritti umani fondamentali. <br>

Re: L'IMPOSSIBILE MACROREGIONE DEL NORD    By IN MOVIMENTO on 27/05/2013 19.43
Dice Maroni "da Roma soldi a Sud sprecone, per noi unica speranza macroregione". Questa è la loro angoscia quotidiana, non hanno altro da dire.


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