NUVOLE NERE SULLA DEMOCRAZIA ITALIANA

di Tancredi Omodei

Un nuovo capitolo del mistero dei misteri, la trattativa Stato-mafia. Il nuovo anonimo palermitano e un nuovo nuvolone nero che si addensa sulla democrazia di questo Paese.
"Impunitas semper ad deteriora invitat". L' impunità invita sempre a cose peggiori. Nel nuovo capitolo del mistero dei misteri, la trattativa tra lo Stato e la mafia, coi morti eccellenti che si è portato appresso, questa è la frase più inquietante.

La citazione contenuta nel nuovo anonimo palermitano sembra essere l' avvertimento per un nuovo nuvolone nero che rischia di addensarsi non solo su Palermo, ma sulla democrazia di questo Paese. Così è stato nella stagione delle stragi. Sembra quasi avverta di un peggio che non si conosce e che potrebbe arrivare se non si ferma qualcuno rimasto impunito.
La frase in latino potrebbe apparire solo intrigante se nella sceneggiatura di un thriller, ma scritto nero su bianco nell' esposto anonimo - rivelato qualche giorno addietro da Repubblica - ha aperto scenari da ridefinire. Tutto quello che non si è mai riuscito a comporre, all' improvviso, diventa un puzzle impazzito. Un puzzle reso maledettamente più difficile proprio perché appare come il suggerimento per meglio ricomporre il vero. Spesso il modo migliore per allungare la vita all' impunità è srotolare confusamente la matassa che si iniziava faticosamente a raccogliere. E l' impunità - avverte lo stesso anonimo, riserva"cose peggiori". Cosa può esserci di "peggiore", dopo l' estate delle stragi; dopo essere stati ad un passo dallo sgambetto alla democrazia?           

Magistrati spiati, quelli che provano a fare luce sulla trattativa Stato-mafia; trattativa ancora in corso, forse ripresa, forse mai abbandonata. Se si pensa che quella trattativa è costata la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, si può ben capire il peso della citazione latina d' apertura: "cose peggiori". 

Come si sa, l' anonimo ha scritto che è stato un carabiniere ad impossessarsi in via D' Amelio dell' agenda rossa di Paolo Borsellino. E' stato l' anonimo a dire che l' archivio di Totò Riina, dopo la cattura del boss ( cattura con molti misteri ) sarebbe stato portato via e nascosto in una caserma dei Carabinieri. "Non ci sorprendiamo ormai di nulla, ma siamo concentrati sul nostro lavoro", non si è scomposto Di Matteo, magistrato oggetto, assieme ad altri colleghi, di messaggi inquietanti. Sullo sfondo, a rendere tutto ancor più difficile, lo stato dei rapporti tra Palermo e Caltanissetta: "La nostra risposta potrà essere al massimo grado - avverte, da Caltanissetta, Gozzo - se saranno massime anche la velocità e la completezza con cui i colleghi di Palermo ci trasmetteranno queste notizie". 

L' agenda rossa di Borsellino potrebbe aver avuto due destini: conservata per "pesare" nelle mani di chi la detiene; distrutta perché con Borsellino scomparisse ogni traccia delle intuizioni del magistrato. Ecco, "le catacombe di Stato" di cui parla l' anonimo. "Attendibile", secondo i magistrati, scritto da uno "dal di dentro". Torna, così, il concetto "falconiano" di "menti raffinatissime". Come si sa, l' "esposto" ( 12 pagine di storia di mafia e antimafia lunga 30 anni ) è stato spedito a metà settembre all' indirizzo privato di Nino Di Matteo, uno dei sostituti procuratori che insieme ad Antonio Ingroia hanno cominciato l' indagine sulla trattativa. 

"Ci sono catacombe all' interno dello Stato sepolte e ricoperte di cemento armato, ma alcune verità si possono ancora trovare", dice l' anonimo indicando i luoghi. E tanti, tanti nomi. Non tutti già fatti. Tutto questo, alla vigilia della richiesta di rinvio a giudizio di 12 imputati prevista per la fine del mese, ma anche nel bel mezzo di una fase politica ed elettorale tra le più delicate della storia della Repubblica che porterà pure all' elezione del nuoco Capo dello Stato. Si scompone il quadro nato dalla fine della prima Repubblica, si scompongono gli schieramenti, nuove aggregazioni, entrano con prepotenza nel quadro politico soggetti forti, scendono in politica protagonisti dell' antimafia ( Ingroia e Grasso ) che si contrappongono e che arrivano in politica dopo differenziazioni sul campo delicatissimo delle inchieste antimafia.

BELP