RIFONDAZIONE SUD
di Antonio Gentile
"S'alza il vento finalmente. Pian piano l'antica nave riprende il mare".
Da qualche decennio si sta realizzando in Italia un vasto processo di trasformazione profonda della cultura meridionale. Una lunga stagione di studi, di ricerche, di dibattiti guarda, ormai, al Sud come al proprio oggetto privilegiato di riflessione e di elaborazione. Un mutamento non tanto nel senso comune nazionale, quanto, in quello che si riscontra in molti ambiti culturali: cambia l'atteggiamento della ricerca storica e delle scienze sociali e, quindi, la valutazione del posto e del ruolo del Meridione nella vicenda contemporanea.
Si sviluppa e si afferma una nuova tendenza nel fare storia, sociologia, economia, scienza del territorio; un nuovo atteggiamento che mette in rilievo tutta la falsità e la parzialità di una tradizione di studi precedenti e, con essa, l'insostenibilità intellettuale, politica e scientifica di una posizione deprecabile che identificava il Mezzogiorno d'Italia con una specie di terra della disperazione.
E' in atto, dunque, un processo di "rifondazione" e di "legittimazione" del Sud che passa attraverso il recupero della sua storia e della sua funzione negli attuali scenari mondiali.
Per circa un secolo e mezzo la responsabilità dell'involuzione politico-civile del Meridione è stata attribuita alla sua matrice culturale originaria, al suo ethos primordiale che non si è "piegato" alla modernizzazione che veniva imposta da altri. Ma la "nuova primavera" del Mezzogiorno – che noi de L'Altro Sud sosteniamo attivamente – sta oggi minando alla radice ogni verità a senso unico, ogni certezza irremovibile.
Il "giudice sublime" che biasimava e condannava il Sud per le sue colpe ha, oggi, perso credibilità e sacralità. La cosiddetta modernizzazione capitalistica, che indicava la strada obbligata da seguire a tutte le società, non ha più modelli validi da offrire: nel grande processo di civilizzazione e di riorganizzazione della vita sociale e statale ha perso ogni limite e misura.
La distruzione della vecchia società precapitalistica e dei suoi valori comunitari è stata contenuta in passato con un ampio processo di sostituzione (stato sociale) che ha limitato la perdita dei legami collettivi e che ha permesso alla politica di tenere sotto controllo l'economia. Ma, oggi, la crescita della new economy globalizzante sembra volersi liberare d'ogni vincolo con la società civile e vuole sempre più gestirsi da sola.
Un mondo senza più valori umani si autoregola sulla base di semplici rapporti di scambi. L'accrescimento dei beni materiali produce sempre più una nuova precarietà e subalternità del lavoro umano, la riduzione di ogni garanzia e la messa in opera di comportamenti individuali sempre più accelerati ed ispirati alla competizione.
Ed è qui, in questo limite invalicabile della modernizzazione capitalistica, della consapevolezza del suo fallimento che si afferma il "nostro pensiero": l'alternativa Sud. Se ci si vuole liberare dal fanatismo dell'economia, del profitto aziendale, dell'ossessione progettuale, della meccanicizzazione della natura che dominano al Nord, la riscoperta dei valori del Sud, del Mediterraneo possono offrire una dimensione di "misura" e di vita non ostaggio della tecnica e della logica del ricavo.
Nel postmoderno, dunque, lo "stile" del Sud trova spazio, si libera dal giudizio "esclusivamente ostile" degli altri e rilancia la rivoluzione della sua appartenenza mediterranea, del suo clima, della sua solidarietà, dei suoi colori, del suo mare, della sua appartenenza greca.
Una "nuova primavera" nella quale il Mezzogiorno rifiuta di essere solo giudicato ma pretende anche di giudicare e di insegnare agli altri che vi sono valori diversi oltre il profitto e l'ipertecnicizzazione di massa.
Pensare Sud, infine, non vuol dire solo liberarsi del "giudizio paralizzante" dei Nord, che ci hanno imposto modelli di cultura che non ci appartengono, ma anche impedire che il "pensiero unico" cancelli definitivamente un mondo caratterizzato da più culture e da più forme di vita. E' il momento della rivoluzione culturale, della non accettazione passiva. E' il momento di riprenderci il nostro spazio vitale, magari al fianco del popolo greco.
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