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L’Altro Sud is a cultural-political movement which is inspired  by European Regionalism. The South of Italy (Two Sicilies) is an ancient and authoritative nation with about eight centuries of common history. The purpose of this organization is to contribute, with other European territories, at the construction of a Europe of the Peoples and of the Cultures. Defend the interests of the Southern Italian Regions in a Europe of the solidarity and identity.

 

 

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L'Altro Sud riporta Le Due Sicilie in Europa (vedi il filmato)

I"l nostro è un Paese in pezzi. Ripeterlo fa paura, ma non è detto che sia un male" . Un libro infuocato, che irrompe con forza nel dibattito politico e tratteggia scrupolosamente gli scenari di un futuro che non è mai stato così prossimo.

 

 

 

   
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BLOC (El BLOC Nacionalista Valencià:partito nazionalista progressista Valenziano)

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di Lerro Giorgio

 

 

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Fermiamo lo scempio in Basilicata dove si potrebbe destinare fino al 70% del territorio regionale allo sfruttamento petrolifero. Serve una mobilitazione permanente delle popolazioni meridionali contro questa violenza dello stato italiano che continua a considerare il Mezzogiorno solo una colonia da spremere e che ha consegnato i nostri territori alle compagnie petrolifere

 ORA E' TEMPO DI REAGIRE!

   
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Video "Un Altro Sud c'è". Rassegna di immagini del Sud stereotipato della criminalità e del degrado contrapposto al Sud positivo, della gente perbene, degli eroi, della cultura, dell'arte, della Storia di un popolo che è stato Nazione per otto secoli.

   
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Nicola Perrini, ingegnere, docente di elettronica con numerose esperienze professionali - in particolare nel campo delle Energie Rinnovabili e dell'impiantistica industriale - è attualmente Coordinatore Nazionale de L'Altro Sud-UDS. Meridionalista doc, è autore stimatissimo di numerosi contributi sulla Questione Meridionale e sulle nuove opportunità di sviluppo del Mezzogiorno. 

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 I POTERI OCCULTI CONTRO DE MAGISTRIS    
Location: BlogsL'ALTRO SUD    
Posted by: 242658@aruba.it 28/01/2012 19.28

I POTERI OCCULTI CONTRO DE MAGISTRIS

 "Sono amareggiato per la decisione del Gup del Tribunale di Roma rispetto ad un procedimento in cui mi appare chiara l'infondatezza dei fatti. l'incompetenza dell'autorità giudiziaria di Roma, così come è ancora più evidente Non mi aspettavo questo rinvio a giudizio, perché l'accusa rivoltami è quella di aver acquisito tabulati di parlamentari senza necessaria autorizzazione del Parlamento stesso: mai un pm potrebbe essere così ingenuo.Ritenevo e ritengo un dover costituzionale indagare nei confronti di tutti e anche nei confronti dei parlamentari e dei potenti.Mi auguro che la magistratura giudicante, nella sua autonomia e indipendenza, riconosca la correttezza del mio operato e l'infondatezza degli addebiti formulati dalla Procura di Roma.L'unica nota positiva di questa giornata amara è che in un pubblico dibattimento tutti si potranno rendere conto della incredibile storia da cui ancora oggi sono costretto a difendermi."

L.D.M

"Se fossero state rispettate le storiche regole della malavita calabrese la possibilità che la ‘ndrangheta aprisse una qualsiasi trattativa con la massoneria sarebbe stata un ipotesi inverosimile. Il rito trasmesso dai padri non permetteva che l’onorata società prendesse contatti con altre associazioni e men che meno consentiva di affiliarsi con loro. Tuttavia è capacità della ‘ndrangheta il sapersi evolvere ed adattare alla realtà che la circonda risultando così via via più contaminante nei confronti del tessuto connettivo della società.

Fu circa negli anni ‘70 che gli appartenenti alla ‘ndrangheta cominciarono a considerare la massoneria come un mezzo attraverso il quale si poteva prendere contatto con le istituzioni in maniera rapida ed efficace. In quegli anni, infatti, alcuni boss decisero di fare il loro ingresso nelle logge in prima persona diventando essi stessi massoni.

E’ da notare come l’adozione di questa strategia risulta essere concomitante al periodo in cui la ‘ndrangheta comincia una poderosa scalata che la porterà a raggiungere la potenza economica e militare che oggi la contraddistingue.

Questa nuova opportunità permise a personaggi come i capo-bastone Antonio Nirta e Giorgio De Stefano di muoversi con disinvoltura all’interno di apparati nevralgici dello Stato come i servizi segreti, ma anche di entrare in contatto con gruppi eversivi, sopratutto esponenti dell’estrema destra. Si concretizza per loro la possibilità di entrare in contatto diretto con tutte le persone che detengono il potere, imprenditori e uomini delle istituzioni.

La ‘ndrangheta diventa così una potente lobby economica, imprenditoriale, politica ed elettorale, interlocutore imprescindibile per ogni affare e per ogni consultazione elettorale.

A prova di questo ci sono le dichiarazioni del pentito Giuseppe Albanese che nel 1974 riferì di una riunione avvenuta in una villa di proprietà della famiglia Borghese lungo la Costa degli dei. A questo incontro parteciparono i boss della ‘ndrangheta locale; membri dei servizi deviati; Stefano Delle Chiaie, fondatore di avanguardia nazionale; Lino Salvini, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, accompagnato dai massoni marchesi Felice e Carmelo Genovese Zerbi, dai generali Gianadelio Maletti e Vito Miceli, dall’ammiraglio Gino Birindelli e da Edgardo Sogno. (NDR: la villa accanto era di proprietà di Bruno Tassandin, cardine della P2 nel Corriere della Sera del quale era amministratore delegato )

Durante l’imponente procedimento della D.I.A. denominato Olimpia, svoltosi a metà degli anni ‘90, viene appurata l’esistenza di forti legami tra ‘ndrangheta, gruppi eversivi e massoneria. Bruno Villone, un vigile urbano di Vibo Valentia, dichiarò di aver notato numerose volte la presenza in città di Licio Gelli in compagnia di Delle Chiaie e questo a partire dall’agosto 1989.

Fu con il pentimento di Pietro Marrapodi, notaio,’ndranghetista e grande oratore della loggia reggina “Logoteta”, che nel 1992 vennero svelati eventi fino ad allora rimasti segreti. A raccogliere le testimonianze c’era uno sbigottito procuratore, Agostino Cordova. Marrapodi fu il primo ad indicare anche numerosi magistrati reggini come massoni collusi. Dopo le sue scottanti rivelazioni Pietro Marrapodi chiese alla Procura di Reggio e a quella nazionale di avere una scorta che gli fu negata. Una mattina il corpo di Pietro Marrapodi, 62 anni, fu trovato senza vita nello scantinato della sua abitazione di centro città‘, impiccato. Il caso fu velocemente archiviato come suicidio ma i dubbi sulla fine dell’uomo permangono ancora oggi.

Il procuratore Cordova prese spunto da questi eventi per dare il via ad un indagine da cui scaturì una delicatissima inchiesta denominata “mani segrete”.

L’INCHIESTA “MANI SEGRETE” DEL PROCURATORE AGOSTINO CORDOVA

Agostino Cordova, allora procuratore di Palmi, tentò con questa inchiesta di districarsi tra gli intrecci tessuti dalle logge massoniche. Tra molte difficoltà raccolse molto materiale che gli sarebbe servito a dimostrare l’esistenza di un rapporto vincolante tra ‘ndrangheta e politica. Il procuratore riuscì a porre sotto sequestro il computer del Grande Oriente d’Italia contenente l’archivio elettronico di tutte le logge massoniche italiane.

L’inchiesta si allargò fino a produrre circa 800 faldoni e sottoporre ad indagine più di sessanta persone.

La maxi inchiesta di Cordova coinvolse influenti personaggi dell’imprenditoria, della finanza, della politica e della stessa magistratura, anche non strettamente calabrese.

Furono trovate tracce di alcuni grossi scandali come quello legato al traffico di rifiuti tossici, del commercio illegale di armi, degli appalti, fino ad arrivare a sospettare di un traffico di uranio con l’ex Unione Sovietica.

Dopo circa due anni di indagini, nel 1994, l’inchiesta fu tolta dalle mani di Agostino Cordova e trasferita alla Procura di Roma, dove rimase a prendere polvere fino al 3 luglio 2000 quando il giudice per le indagini preliminari Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, accolse la richiesta di archiviazione dell’inchiesta dichiarando il “non luogo a procedere nell’azione penale per 64 indagati ritenuti appartenenti alla massoneria”.

Tra le varie accuse in seguito mosse ad Agostino Cordova c’è anche quella di aver raccolto una documentazione definita “abnorme”, in altre parole di aver lavorato troppo.

Negli anni Novanta, in Italia, c’erano 146 massoni indagati per mafia e reati politici, 83 dei quali accusati anche di riciclaggio. Fra gli iscritti alle logge figuravano però anche diversi poliziotti e carabinieri, accusati da Cordova di impedire le indagini.

Più recentemente ha visto la luce un altra inchiesta che ha tentato di scavare nei rapporti tra malavita calabrese e massoneria, la celebre inchiesta Why Not.

L’INCHIESTA “WHY NOT” DEL P.M. LUIGI DE MAGISTRIS

Negli atti di «Why Not», i cui faldoni sono stati oggetto di varie peripezie, prima sequestrati dalla procura di Salerno e in seguito risequestrati dalla procura di Catanzaro, si ipotizza ci siano le prove della riorganizzazione di una “nuova loggia P2” partendo proprio dalle logge calabresi.

De Magistris, nel dicembre 2007, dichiarò alla Procura di Salerno “le indagini Why Not stavano ricostruendo l’influenza di poteri occulti (…) in meccanismi vitali delle istituzioni repubblicane: in particolare stavo ricostruendo i contatti intrattenuti da Giancarlo Elia Valori, Luigi Bisignani (n.d.r. che dalle carte di Gelli risulterebbe l’affiliato alla loggia P2 tessera 203), Franco Bonferroni e ancora altri, e la loro influenza sul mondo bancario ed economico finanziario. Giancarlo Elia Valori pareva risultare ai vertici attuali della “massoneria contemporanea” e Valori s’è occupato spesso di lavori pubblici”.

Nell’inchiesta Why Not compaiono i nomi di politici, consulenti che operano ad alti livelli nelle istituzioni, finanzieri, un generale della Guardia di Finanza, magistrati, affaristi e alcuni uomini appartenenti ai servizi segreti, tutti massoni. I reati ipotizzati sarebbero quelli di associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni della Ue e violazione della legge sulle società segrete.

L’indagine oggi pare essere giunta ad un punto morto e sembra che il suo destino debba essere il medesimo dell’inchiesta iniziata dal procuratore Cordova.

Cos’è cambiato da Cordova a De Magistris?

Semplicemente che molti dipendenti pubblici tra il 2001 e il 2007, con il sostegno di politici, affaristi e ‘ndranghetisti amici, hanno fatto carriera e il loro potere è aumentato.

Politica, affari e massoneria, dunque, ieri come oggi.

Non c’è da stupirsi se sono gli stessi membri delle logge calabresi appartenenti alla Gran Loggia Regolare d’Italia che affermano che spesse volte all’interno di alcune logge si sono manifestati comportamenti che non si è esitato definire illegali o illegittimi.

E’ il già presidente della commissione parlamentare antimafia nella XV legislatura, Francesco Forgione, che parlando di ‘ndrangheta ebbe a dire: “La sua forza sta nell’alto livello di infiltrazione nella politica e nella presenza di un potere occulto come la massoneria che in Calabria ha una pervasività che non esiste in nessuna altra parte di Italia”.

di Susy Anbivero

www.laltrosud.it

 

 

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Comments (3)   Add Comment
Re: I POTERI OCCULTI CONTRO DE MAGISTRIS    By Peppe Massari on 26/01/2012 17.02
De Magistris risulta essere il sindaco più amato in Italia e tutto questo dà fastidio, bisogna fermarlo.

Re: I POTERI OCCULTI CONTRO DE MAGISTRIS    By Susy on 29/01/2012 18.35
Temo che neanche De Magistris possa resistere ai poteri occulti che hanno fatto la storia d'Italia. La cosa più importante è quella di non lasciarlo mai solo, sarebbe la sua fine.<br>...ini

Re: I POTERI OCCULTI CONTRO DE MAGISTRIS    By Gioele on 01/02/2012 19.08
A leggere certe cose vengono i brividi. Credo che l'inflitrazione dei poteri occulti nella politica sia così profonda da essere difficilmente modificabile, anche per gente come De Magistris.


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