COSTRETTI A NON AVERE UN FUTURO DAL GOVERNO DEL NORD
di Nicola Perrini
I cittadini meridionali, resisi conto di questo fallimento, cominciano a capire che il loro futuro non può essere delegato a governanti che parlano lombardo.
Un paese in cui il 30% di giovani è senza lavoro (al Sud il 40%) e che non affronta il problema, è senza futuro. Senza futuro perché prevale l’egoismo di chi ha una posizione dominante e non è disponibile a dare spazio alle nuove generazioni, facendo propria la frase di Luigi XV: Après moi, le déluge! Si perché una generazione costretta nell’angolo, condannata ad entrare nel mondo del lavoro da precaria ed in età avanzata, non potrà pagare le pensioni a coloro che adesso lavorano, né accumulare contributi previdenziali necessari per garantirsi una serena vecchiaia. Ma questo atteggiamento irresponsabile è figlio di una generale immoralità pubblica e privata, di cui abbiamo sensazione ogni volta che leggiamo i giornali o ascoltiamo un notiziario. Ci siamo abituati al peggio, quasi fosse normale che gli amministratori saccheggino le risorse pubbliche, i dirigenti gestiscano gli uffici nell’interesse personale o di gruppi di potere, nessuno sia mosso da altro che dalla brama di acquisire dei vantaggi, più che dalla volontà di offrire un servizio alla collettività. Nessuno crede più in niente, tanto che la nostra società appare triste e rassegnata, senza alcun impulso, senza nutrire alcuna speranza ma, invece, chiusa in se stessa. Si è talmente pervasi da questo clima fosco, che si è disposti ad accettare tutto, dalle riduzioni del potere di acquisto, alle limitazioni dei diritti garantiti costituzionalmente, al generale imbarbarimento della società, con i vertici dello stato che danno pessimi esempi con comportamenti inauditamente immorali. Ma soprattutto si è persa ogni speranza e i giovani, che sono la parte meno protetta del paese, appaiono disorientati ed avviliti. Ma questo processo degenerativo , creatosi negli ultimi decenni, ha avuto una forte accelerazione con l’avvento al potere di partiti che perseguono esclusivamente i biechi interessi di alcune zone d’Italia, a scapito di tutte le altre. Le forti differenze economiche generatisi a seguito di decenni e decenni di politica che ha favorito lo sviluppo industriale ed economico solo in alcune zone, con le altre condannate ad essere serbatoio di voti per le elezioni e mercato per assorbire i prodotti ed i servizi offerti dalle prime, hanno convinto molti a ritenere che una separazione fiscale possa portare altri vantaggi alle zone economicamente più forti. Questo ragionamento, semplicistico e rozzo, non viene in realtà efficacemente contrastato, poiché nessuno appare in grado di opporvisi, visti i grossi interessi economici in gioco e la scarsità dei mezzi a disposizione di coloro che ne vedono la pericolosità. Eppure per contrastare questa nefasta tendenza basterebbe constatare come il paese, senza uno sviluppo equilibrato e diffuso, sia stato condannato ad essere il fanalino di coda dell’Europa in tutti i settori, economici e sociali. Una generale arretratezza che ha le sue radici nella cattiva gestione delle risorse dell’intero paese, con una parte consistente di persone, e tra queste la maggior parte dei giovani, condannata ad un ruolo marginale. Il Nord crede di avvantaggiarsi con una secessione economica, ma non valuta che perdendo il mercato del Sud e tanti giovani che da qui vanno a prestare il loro lavoro nelle regioni settentrionali, in realtà si indebolirà ulteriormente, autocondannandosi ad un ruolo ancor più marginale in Europa.
Il bilancio complessivo è assolutamente negativo, con un fallimento generale del governo del Nord che, privilegiando ancor di più gli interessi di una sola parte della nazione, ha in effetti ancor di più affossato le possibilità di risollevarsi, ignorando che l’unico modo per fare dell’Italia una nazione avanzata è quello di assicurare un armonico sviluppo di tutte le parti del paese.
I cittadini meridionali, resisi conto di questo fallimento, cominciano a capire che il loro futuro non può essere delegato a governanti che parlano lombardo, ma viceversa deve essere determinato da concittadini capaci ed onesti, che vogliano mettersi disinteressatamente a diposizione della collettività.