L'INTERCULTURALITA': DA UTOPIA A REALTA'
Nord e Sud Italia, figli della stessa Unità?
Lunedì, 6 dicembre, alle ore 9.30, presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Federico II di Napoli si terrà un dibattito sull'Unità d'Italia promosso da DEMOIS, Unistudents - Scienze Politiche e L'ALTRO SUD.
Introduce e modera
Antonio GENTILE
Presidente de “L’AltroSud”
Saluta
Marco MUSELLA
Preside della Facoltà di Scienze Politiche
Dialogo con
Luca DE LUCA PICIONE
Docente di Sociologia
Matilde IACCARINO
Autrice del libro “Fratelliditalia”
Felicia TAFURI
Psicologo, Psicoterapeuta, Gruppoanalista
Armando VITTORIA
Docente di Scienza ed Istituzioni della Pubblica Amministrazione
Segreteria organizzativa: Vincenzo Tafuri (Rappresentante degli Studenti in CdiF e Presidente di "DEMIOS - l'associazione del popolo")
Coordinamento organizzativo: Salvatore Salzano, Pasquale Angrisani, Matteo Torchiarulo, Kseniya Dekurno, Gianluca Sannino, Domenico Esposito, Antonietta Panico, Paolo Di Lauro, Gaetano Miranda, Giuseppe Concilio, Valerio Pisaniello, Carmine Mò Genovese, Armando Aruta, Alessandra Schioppa, Emmanuele Stanziano, Vincenzo De Simone
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DISCUSSIONE
Affrontare il rapporto tra il Nord e il Sud dell’Italia in un’accezione interculturale può apparire non appropriato, giacché questo concetto viene solitamente impiegato per riferirsi a questioni di ordine etnico, religioso, linguistico, quindi riconduce ai discorsi dell’immigrazione, delle guerre di religione, del razzismo e della xenofobia e a tutte le strategie per contrastarli.
Il quesito che il seminario intende trattare non riguarda solo se l’intercultura sia praticabile e desiderabile, ma anche e soprattutto se il progetto stesso di parlare in termini interculturali del rapporto tra il Nord e il Sud del Bel Paese sia utopico, cioè sia un tentativo di evadere la comprensione della realtà o sia, addirittura, un percorso auspicabile se si vuole capire cosa rende difficile, spesso, sentirsi e chiamarsi “Fratelli d’Italia” – per echeggiare anche il titolo del libro di uno dei relatori –. Il seminario prova a farlo attraverso le voci provenienti da discipline diverse, ma aventi tutte il loro fondamento in una radice sociale, aventi, cioè, a che fare, in qualche modo, con le relazioni tra individui, tra individui e gruppi, tra gruppi.
Se la cultura comprende modi di vivere, di pensare e di esprimersi di un gruppo, costumi e abitudini acquisite perché si vive in una determinata comunità, comprese le azioni ordinarie della vita quotidiana, la presenza di una cultura settentrionale e di una cultura meridionale, di due culture – dunque –, è una situazione di fatto in Italia: c’è lo testimoniano la storia, la natura degli scambi commerciali, la diversa origine dei dialetti, il clima, i luoghi comuni e le differenti interpretazioni della realtà giuridica, l’urbanizzazione, l’alimentazione, il rapporto con il lavoro, la distribuzione e l’uso delle risorse che la politica mette a disposizione.
Se il nord è il punto cardinale principale usato per definire le altre direzioni, il sud del mondo si è dovuto, da sempre, confrontare con una concezione nordcentrica dell’organizzazione amministrativa, economica, giuridica, sociale della vita. Questo ha prodotto degli effetti sulla psiche dei singoli e specialmente di intere collettività, che hanno dovuto fare i conti con operazioni di comparazione, con vissuti di inferiorità, di subordinazione, di illegittimità, con sentimenti di acredine e di vergogna, di riscatto e di vendetta.
Ciò è stato ed è particolarmente evidente per il e nel Mezzogiorno d’Italia.
All’indomani dell’Unità d’Italia, si è fatta strada la questione meridionale e con essa una serie di fenomeni, quali la nascita di organizzazioni malavitose a carattere regionale e il movimento emigratorio – trans regionale – dal sud al nord, come ricerca di possibilità.
Il Regno d’Italia è nato sotto l’egida sabauda, sotto l’insegna del settentrione e, si racconta, con voti plebiscitari, al Sud, truccati. C’era l’esigenza di creare una moneta unica, di standardizzare le leggi, di gestire le nuove terre acquisite. È sufficiente l’annessione geografica e la unificazione legislativa ed economica per sviluppare un senso di appartenenza e di unità nelle differenze?