LA GRANDE ILLUSIONE DEL NORD
UNA SCONVOLGENTE INDAGINE SUL FENOMENO MAFIOSO NELL'ITALIA SETTENTRIONALE. Di Antonio Gentile
"Hanno parlato di mafia, ma per noi del Nord la mafia è un fenomeno lontano. Senza contare che il novanta per cento dei mafiosi è in carcere e quindi la criminalità organizzata è sotto controllo".
Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio)
"I terroni hanno scelto di vivere sotto l'oppressione di una classe dirigente solo politica, la mafia. Loro hanno scelto questo regime, se lo tengano. La Padania di qua, il Sud e la mafia di là."
Umberto Bossi (Ministro)
"Così finalmente, tirato su il muro del Po, ho potuto chiamare i Meridionali con il loro nome…terroni."
Roberto Calderoli (Ministro)
Per il sostituto procuratore antimafia Vincenzo Macrì "Milano è la capitale delle cosche" e, insieme alla sua provincia, è già da molto tempo il crocevia europeo del traffico di eroina, cocaina e droghe sintetiche. Per gli addetti ai lavori, la Lombardia è considerata la quarta regione a più alta densità mafiosa d'Italia.
In Lombardia il potere della mafia si estende ovunque e tutto controlla. Dal riciclaggio di enormi flussi di danaro sporco al traffico di stupefacenti. Dai ristoranti, bar, panetterie, pub, sale scommesse, autorimesse, commercio auto, parrucchieri, ristoranti, sale giochi, pompe di benzina, sale bingo, discoteche, night club, locali da ballo, alle società finanziarie. Dallo stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, servizi di facchinaggio e pulizia, società di trasporto, cimiteri, servizi alberghieri, imprese edili, movimento terra ai centri commerciali. Dall'infiltrazione dell'Ortomercato di Milano, trasformato secondo gli inquirenti in un'enorme piazza per lo smercio di stupefacenti,
alle estorsioni. Dalla gestione di centinaia d'immobili abusivi alla bonifica dei territori.
Con un vero e proprio apparato militare le maggiori organizzazioni criminali si sono estese in Lombardia e si stanno consolidando irreversibilmente nel territorio.
Già agli inizi degli anni degli anni '70, Cosa Nostra sceglieva proprio Milano come città ideale per i propri affari, convocando spesso importanti vertici con i maggiori boss mafiosi. Mentre dagli anni '80 incominciava l'avanzata travolgente della 'ndrangheta e, successivamente, quella della Camorra, prima cutoliana e poi casalese.
Dappertutto le mafie sono presenti nella città di Milano, occupando progressivamente interi settori della vita economica e politico-istituzionale. In particolare nei quartieri di Quarto Oggiaro, Bruzzano e Comasina e nelle zone limitrofe di Cesano Boscone, Rozzano, Buccinasco (qui il controllo mafioso è pressoché totale), Trezzano sul Naviglio, Assago, Corsico, San Vittore Olona, Gaggiano, Bollate, Pioltello, Busto, Bareggi, Pogliana. E, poi, nelle aree del Lago di Garda, Como, Monza, Lecco, Pavia, Lodi, Varese, Brescia.
L'enorme richiesta di cocaina del capoluogo lombardo, che detiene il triste primato di cocainomani (sono oltre 120.000 i cittadini milanesi che fanno uso più o meno stabile di cocaina) determina l'agire spavaldo di una pluralità di bande criminali straniere: albanesi, lituane, turche, kosovare, tunisine, rumene, marocchine, serbe e sudamericane. Nel contempo, numerose mafie straniere, come quella cinese, nigeriana, rumena e moldava, si spartiscono la piazza milanese e lombarda assediandole con piccoli eserciti di narcotrafficanti senza scrupoli. Una situazione definita molto preoccupante.
"Milano e la Lombardia" afferma il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione "rappresentano la metafora della ramificazione molecolare della 'ndrangheta in tutto il Nord: dalle coste adriatiche della Romagna ai litorali del Lazio e della Liguria, dal cuore verde dell'Umbria alle Valli del Piemonte e della Valle d'Aosta…".
E, se la Lombardia è ampiamente colonizzata dalle varie mafie, la situazione non è molto diversa nelle altre regioni del Nord.
Il Piemonte, ad esempio, è massicciamente controllato dalla 'ndrangheta: da Torino la più presidiata dalle 'ndrine (dove si diffonde il cancro del racket), alla sua provincia. Comuni come Settimo Torinese, Chiasso, la zona del Canavese, Volpiano, Lein, Ciriè, Courgnè, Chivasso, Valle di Susa, Rivarolo, Randizzo, Orbassano, Beinasco, Cittanova, Albenga, vedono la presenza stabile delle organizzazioni mafiose che gestiscono molte attività: dalla droga al racket e agli appalti. Lungo è, poi, l'elenco delle altre città piemontesi invase dalle 'ndrine: Asti, Alessandria, Biella, Vercelli, Cuneo, Novara, Verbania. Il comune piemontese di Bardonecchia è stato inoltre sciolto per infiltrazione mafiosa.
Per il pm Vincenzo Macrì " in Piemonte e Lombardia la 'ndrangheta ha creato una sorta di cupola del Nord".
Non sfuggono all'invasione mafiosa neanche la Valle d'Aosta, dove operano almeno nove cosche; la Liguria, presidiata da Cosa Nostra, 'ndrangheta e gruppi camorristici; il Triveneto dove operano soprattutto mafie straniere; l'Emilia Romagna dove quasi tutte le provincie sono interessate dalla presenza mafiosa e infestate da bande nigeriane, serbe e rumene: da Piacenza, Modena, Forlì, Rimini, Reggio Emilia a Parma (vedi il caso Bazzini) e Salsomaggiore; La Toscana dove 'ndrangheta, Camorra, mafia cinese (Firenze e Prato), albanese (Pisa), russa, aumentano progressivamente il loro dominio. E, poi, fenomeni analoghi si ritrovano in quasi tutte le regioni italiane comprese l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo e il Molise.
Dunque, come affermava nel lontano 1992, il settimanale tedesco "Der Spiegel" "Mafia. land Italien". Italia è terra di mafia.
Alla luce di questi dati, quindi, sembrano ridicole e per certi versi irresponsabili le affermazioni dei nostri governanti - quasi tutti settentrionali - sostenute da una altrettanto ottusa convinzione di una buona parte dell'opinione pubblica del Nord, secondo la quale la mafia è un problema solo del Mezzogiorno e, pertanto, meglio separarsi da quest'ultimo.
Le mafie sono un problema di tutti e nessuno può tirarsene fuori. Più il Meridione viene abbandonato a se stesso, tra povertà, disoccupazione e degrado sociale, e più le organizzazioni criminali si trasferiscono e si diffondono massicciamente nel resto del Paese. Non saranno certo poche centinaia di chilometri a salvaguardare l'indefinita Padania, oramai anch'essa terra di mafia.
Ma la verità che i cittadini settentrionali, i loro media, i loro imprenditori e i loro eccentrici rappresentanti politici, cercano tenacemente e disperatamente di nascondere, è che anche il Nord ha imparato presto a convivere con la mafia e a fare affari con essa.
Molti professionisti e imprenditori dell'Alta Italia stabiliscono accordi con i vari clan esistenti sul territorio. Utilizzano capitali sporchi per le loro attività, reinvestono e si spartiscono i proventi delle estorsioni e del traffico di droga, ordinano attentati contro imprenditori concorrenti, chiedono protezione, si rendono disponibili ad affidare subappalti totalmente in nero (vedi il caso della Locatelli SPA), reinvestono il grande flusso di danaro ricavato dalla cocaina. Si servono delle cosiddette "cartiere", in pratica società-schermo che producono fatture false per evadere nel Nord le tasse.
Afferma Fabio Salamone, Procuratore di Brescia: "Al Sud c'è omertà per paura, al Nord comincia ad esserci omertà per interesse".
Ormai, come già avvenuto nel circondario di Milano, è evidente anche l'infiltrazione mafiosa nella politica e nelle amministrazioni locali del Nord. E colpisce come le organizzazioni criminali trovino sempre più facilmente complicità e appoggi nella società civile di questa parte d'Italia.
Numerosi sono i professionisti che mettono volentieri a disposizione i loro studi ed uffici attirati dal fascino perverso del guadagno criminale, mentre si saldano sempre più i rapporti tra cosche ed esponenti del mondo finanziario, bancario e istituzionale.
Il profondo radicamento della mafia in terra padana è favorito così anche dalla crescente complicità locale, e rende la presenza della criminalità organizzata parte integrante del territorio. Le recenti vicende dei rifiuti in Campania testimoniano lo stretto rapporto esistente tra crimine e imprenditori del Nord.
Così mentre la verde e pittoresca "armata leghista", avanguardia rumorosa di quel fronte nordista, fatto di falsi benpensanti, cittadini indignati e razzisti, politici e imprenditori sostenitori dell'apartheid geografica, predica la secessione per difendere un'inesistente verginità territoriale, in realtà, il Nord è già diventato colonia mafiosa, dove i padani "duri e puri", convivono nel silenzio dell'omertà e dell'ipocrisia, stringendo accordi e facendo affari di ogni genere con l'Antistato.
L'illusione del Nord è proprio questa: credere e far credere che il male sia solo al Sud, mentre la bestia mafiosa sta divorando voracemente anche la loro dignità e i governanti di questo paese, che loro hanno espresso, pian piano affondano nella melma della complicità mafiosa.
Mafia è al Sud. Mafia è al Nord. Solo se si prende atto concretamente di questo dato si può, tutti insieme, cercare di dare all'Italia unita un futuro di legalità e di dignità basato sulla collaborazione tra tutti i cittadini, senza cercare di rifugiarsi nel delirio di un'inesistente illibatezza regionale.
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