TERZIGNO: UN GRIDO DI LIBERTA'
di Antonio Gentile. Sulla foto il link al video di Angelo Ferrillo: Terra dei Fuochi e la crisi dei rifiuti: una montagna di Balle...
Scontri, incendi, cariche della Polizia, bombe carta, molotov, devastazione. Un'intera popolazione è in rivolta contro l'assurda imposizione di questo governo padanizzato di trasformare il Parco del Vesuvio in una enorme discarica, la più grande d'Europa.
È l'intifada meridionale che vede, purtroppo, ancora una volta, Meridionali contro Meridionali. Cittadini contro poliziotti; quest'ultimi costretti ad ubbidire a denti stretti. Si bruciano bandiere tricolori, si grida “assassini, assassini”. Ma questa volta, sia ben chiaro, la camorra è marginale. Certamente ci sono anche gli agitatori, ma la rivolta di Terzigno è la rivolta di un'intera popolazione, che si ribella contro un governo che toglie ai cittadini di quel luogo il diritto di gestire il proprio territorio e le proprie risorse. “Truppa, truppa” invocavano gli oppressori decenni fa. “Polizia, esercito” invocano i governanti oggi. E la storia si ripete. Ma questa volta qualcosa è cambiato.
I Meridionali incominciano a comprendere che il loro destino non può essere più gestito da chi li riempie quotidianamente d'insulti e fa, della discriminazione antimeridionale, la propria bandiera politica. Si rendono finalmente conto che le promesse e i ricatti di questi arroganti politicanti di turno sono da respingere al mittente. E scendono in strada. Donne, vecchi, giovani, affrontano a viso aperto la ceca forza dello Stato e non si piegano né alle manganellate né agli arresti. Una guerra fratricida ma, e questa è la svolta, ora si è pronti finalmente a sacrificare l'indifferenza individuale in favore dell'interesse collettivo. È il Sud vivo, pulsante, che sulle note di “briganti se more”, non accetta più il ruolo di vittima e di comparsa della storia, ma diventa protagonista, e vuole ritornare a pensarsi da solo e riprendersi la propria terra.
Il nuovo Sud non vuole e non deve più piegarsi all'oppressore di turno, sia questo il governo nordista o la violenza del crimine organizzato.
Un solo grido percorre, oggi, come un fiume in piena le popolazioni vesuviane: libertà, libertà. Libertà di vivere in un territorio sano. Libertà di progettare un futuro decoroso per i propri figli, senza essere deportati ancora una volta nell'ostile settentrione. Ma, soprattutto, libertà di affermare la propria dignità di popolo.