Di fronte al crescere della povertà e della disoccupazione che, oramai , si estendono anche a gran parte del ceto medio, in particolare nel Mezzogiorno, dove tali piaghe si concentrano pericolosamente, detto polemicamente, le risposte sembrano sostanzialmente di due tipi.
C'è una risposta escludente, autoritaria, che considera inutile e assistenzialista garantire un minimo di reddito alle famiglie più indigenti e che contempla anche forme repressive per chi si ribella al proprio stato di emarginato.
C'è, invece una forma democratica di risposta al crescente disagio sociale che contempla, tra l'altro, una forma di reddito minimo garantito, che non dovrebbe essere inteso come un obolo di povertà ma come una forma di diritto sociale.
La possibilità di usufruire di un reddito minimo garantito, legato ad un effettivo stato di necessità e subordinato ad una prestazione di tipo lavorativo e sociale, rimane certamente una giusta risposta solidale e democratica.
Qualsiasi iniziativa politica tendente all'emancipazione sociale nelle nostre realtà regionali più difficili, troverà sempre ed inesorabilmente un ostacolo insormontabile nella diffusa povertà di ampie fasce della popolazione, travolte oltre che dalla deriva neoliberista, anche dai meccanismi propri della globalizzazione.
Ed è per questi motivi che rimane inaccettabile la decisione della Giunta regionale della Campania di cancellare il "reddito di cittadinanza" finora erogato a 18mila nuclei familiari campani. In pratica 350 euro che davano a queste famiglie un minimo di dignità civile.
La politica dei tagli sembra ormai contagiare tutti: Destra e Sinistra uniti nel distruggere ogni forma di diritti civili, aprendo solo ad una concezione caritatevole dell'assistenza sociale.
In una realtà, poi, come quella campana percorsa da mille tensioni: dalla disoccupazione alla criminalità organizzata, dalla povertà crescente al degrado ambientale, decidere di abrogare un sussidio vitale per decine di migliaia di persone, indica irresponsabilità politica ed insensibilità sociale.
Le motivazioni addotte, relative ad una mancanza di risorse in Bilancio sono miserevoli.
In una Regione che ha fatto degli sprechi, delle onerose ed inutili consulenze e delle inefficienze la propria bandiera, tagliare quel minimo di risorse proprio alle famiglie più povere è un atto vergognoso e provocatorio, che accomuna destra e Sinistra in una perversa logica di cinismo politico.
15/11/2008 Antonio Gentile