ATENEI LUMBARD CHIUSI AI MERIDIONALI
Lettera di Gaetano Pietropaolo a "Il Mattino". Pubblicata sull'edizione del 24/09/2010 pag. 20. Risposta del Direttore Virman Cusenza. Edizione online: http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=120065&sez=LETTEREALDIRETTORE
L'ultimo attacco della Lega Nord ai meridionali riguarda questa volta la possibilità di accesso alle università a numero chiuso. Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato nella commissione competente , Cultura e formazione professionale, una norma che prevede il diritto di prelazione dei lombardi.
Innanzitutto, nei test non si terrà più conto del voto del diploma che, secondo il consigliere leghista Orsatti, "in alcune regioni del Sud è dato notoriamente con generosità". E fin qui va bene, possiamo ingoiare anche quest'altro rospo. Tanto chi vale vale, a prescindere dal voto del diploma e i meridionali che valgono, sapranno farne a meno.
D'altra parte, la stragrande maggioranza dei concorsi pubblici non dà punti per il voto di diploma o di laurea e, nonostante ciò, sono comunque i meridionali a vincerli. Sarà perché ne partecipano di più, sarà perché sono più bravi o sarà, secondo alcuni, perché sono più raccomandati anche quando vincono un concorso a Cernusco sul Naviglio. Ma è così, e nessuno può farci niente. Nemmeno Orsatti.
Ma ciò che è inaccettabile nella norma in corso di approvazione a Milano è garantire una corsia preferenziale per gli studenti che siano residenti in Lombardia da almeno cinque anni. Norma, prima di tutto incostituzionale perché discrimina - e la nostra Costituzione, se qualcuno non se ne fosse accorto, fonda la nostra convivenza su un articolo che vieta le discriminazioni e parla di obbligo per le istituzioni, quindi anche per la Regione Lombardia, di garantire l'eguaglianza sostanziale tra i cittadini, anche se terroni. Ma soprattutto, è una norma moralmente ed eticamente inaccettabile perché introduce una specie di raccomandazione di Stato (di Regione in tal caso).
Sì, proprio quella, la raccomandazione! Una delle piaghe del Mezzogiorno. Capo d'accusa da cui molti dipendenti pubblici meridionali, specie al Nord, devono difendersi giornalmente anche se hanno vinto il concorso onestamente. Una raccomandazione istituzionalizzata, quella lombarda, dove la discriminante non è la conoscenza o l'aggancio con il potente di turno ma è l'essere di pura razza bresciana piuttosto che lodigiana.
Chissà se le Istituzioni meridionali faranno altrettanto contro i cittadini settentrionali? Mettiamo che l'Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria decida di non ammettere a sostenere il concorso per l'abilitazione alla professione i cittadini bresciani. Non sia mai che qualcuno di Brescia decida di andare a rubarsi l'abilitazione di avvocato a Reggio, e poi magari diventa pure ministro...
Gaetano Pietropaolo - NAPOLI
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Caro Pietropaolo,
l’antimeridionalismo strisciante della Lega ogni tanto fa capolino nonostante le rassicurazioni dei suoi capi. Da una parte Bossi garantisce i voti in Consiglio dei ministri per far passare le norme su Roma Capitale, capitolo nuovo del federalismo che verrà; dall’altra i suoi sul territorio si prodigano in iniziative discriminatorie e razziste.
Questo doppio binario è la spia del momento che il Carroccio sta vivendo: non vuole dare alibi a Berlusconi di essere il partito che faccia cadere il governo, facendo così un piacere a Fini. Ma non intende perdere agganci e radici con il suo elettorato che è visceralmente antimeridionale (checché se ne dica). L’ultimo caso sulla discriminazione nelle università lombarde, è figlia di questa fobia senza giustificazioni e oscurantista alla radice.
Però ha un’utilità: ci preannuncia quale sarà la deriva lumbard, nel caso in cui crollasse il castello del governo. Vincerà il ritorno agli slogan contro Roma Ladrona e il Sud da ghettizzare. C’è da starne certi. Votare per credere.
Virman Cusenza
(24 settembre)