ED IO DIFENDO LUIGI (CESARO)
di Marco Esposito
Per un assessore della Giunta de Magistris è difficile spiegare cosa hanno fatto negli ultimi anni i governi a trazione nordista. Il loro obiettivo è azzoppare gli enti locali del Mezzogiorno e far pagare ai cittadini del Sud la gran parte del peso della crisi. Tuttavia, ogni volta che tiro fuori un dato, c’è qualcuno che sospetta che il mio obiettivo sia giustificare gli insufficienti risultati del Comune di Napoli e quindi difendere Luigi (de Magistris).
E allora provo a spezzare una lancia in difesa della Provincia, visto che nessuno potrà sospettare che il mio obiettivo esplicito o implicito sia dare una mano a Luigi (Cesaro).
Ecco i fatti: il governo per far quadrare i conti ha dato una bella sforbiciata ai trasferimenti alle Province (oltre che ai Comuni e alle Regioni). Ha deciso il taglio generale di 500 milioni per il 2012 e di ulteriori 1.000 milioni sia per il 2013 sia per il 2014 (articolo 16 comma 7 decreto 95/2012).
Per la ripartizione dei sacrifici fra le Province si è deciso di utilizzare il criterio dei cosiddetti “consumi intermedi”. I quali in apparenza sono le spese per carta, computer, affitti, arredi, auto blu ma che in realtà comprendono le spese per la manutenzione delle scuole o delle strade, ovvero servizi ai cittadini.
Perché difendo la – per altri versi – indifendibile Provincia di Napoli? Perché su oltre cento Province, soltanto la Provincia di Napoli è obbligata (insieme al Comune di Napoli e al Comune di Palermo) a servirsi di cooperative nate per ragioni sociali con la legge 452 del 1987. In base a tale legge, la Provincia di Napoli deve per forza servirsi di una cooperativa, i cui costi sono saldati dallo Stato ma entrano nel suo bilancio, gonfiandolo.
A causa delle spese per acquistare i servizi di una Cooperativa nata in base a una legge di oltre un quarto di secolo fa, la Provincia di Napoli ha costi per 346 milioni contro i 211 milioni della Provincia di Roma, i 198 della Provincia di Torino e i 147 della Provincia di Milano. Senza tali costi Napoli sarebbe, in rapporto agli abitanti, sotto il livello di Torino. Fatto sta che il taglio sul 2012 è stato fatto anche in base a costi dovuti per legge: 46 milioni a Napoli, 28 a Roma, 26 a Torino e 19 a Milano.
Tuttavia la Provincia di Napoli, a fronte dei 46 milioni di taglio, non può risparmiare neppure un euro per le spese per la Cooperativa, le quali sono imposte per legge, e deve quindi incidere sui servizi diretti ai cittadini, riducendo o annullando la manutenzione delle strade e delle scuole. Senza tale regola folle – ovvero senza scorporare dalle spese quelle obbligatorie per legge – Napoli avrebbe potuto ricevere una decina di milioni in più. Milioni che però qualcun altro avrebbe dovuto sborsare: Roma, Torino, Milano e via via tutti gli altri.
Ed ecco la conclusione: tagliare a Napoli va bene perché nessuno avrà il coraggio di schierarsi con la Provincia (politicamente indifendibile). Così come tagliare al Comune di Napoli è facile perché tutti – il Pdl, il Pd, il centristi e persino i grillini – non hanno alcun interesse a spiegare cosa si sta facendo ai danni della città. Una sorta di prova per far pagare a Napoli e in generale al Sud il peso della crisi. Vero: al Sud ci sono sprechi che vanno combattuti. Ma quando i tagli raggiungono determinate dimensioni non si sta più invitando una persona cicciottella alla dieta, ma la si sta conducendo al decesso per insufficiente nutrizione.
Il modello è quello aziendale della “bad company”. Creare una piccola Italia ricca di infrastrutture e servizi sociali, spendibile nel mondo, scaricando sulla “bad Italia” – ovvero la “Sud Italia” – i costi del disastro finanziario, costringendo gli enti locali del Sud ad alzare le tasse e invitando le imprese e i cervelli migliori a emigrare. La scommessa fatta dai politici nordisti è che nessuno di noi meridionali se ne accorgerà in tempo: tutti tesi a dimostrare se sono di più le responsabilità di Bassolino, Caldoro, Cesaro, de Magistris o Iervolino.
Ecco: sono riuscito a spezzare una lancia in favore di Luigi Cesaro. Mi è costato, perché non è possibile che una provincia di tre milioni di abitanti debba essere rappresentata da una persona che ha rapporti così contorti con la Giustizia e con la Grammatica. Mi è costato, ma mi auguro che questo articolo serva ad aprire gli occhi sulla verità, nell’interesse dei cittadini. Intereresse che viene (sempre) prima di quello del politico o dell’assessore di turno.