SUD,UNA LUNGA AGONIA
di Carmela Piano
Nel tradimento della dichiarata volontà d'unificazione del paese, al Sud postunitario fu inoltre imposto il pensiero e l'atto unico dei poteri forti del Nord.
Inaccettabile è anche la miseria morale, l'individualismo cieco e la viltà d'una parte della classe dirigente meridionale, che, mentre la propria terra brucia, invece di denunciare i tradimenti, anche alti, delle rappresentanze politiche locali, si stropiccia ad esse per condividere fette del miserabile potere e strappare favori.
Ma certa imprenditoria del Nord non s'è recentemente limitata, in danno del Mezzogiorno, a questa sola scelta delittuosa. È, infatti, scesa in campo chiedendo e ottenendo l'appalto per lo smaltimento dei rifiuti della Campania. Un appalto che ha poi gestito nei modi fraudolenti che troppo spesso usa nelle nostre terre, grazie ad uno Stato da essa dominato ed alla passività subalterna o collusiva dei politici locali. Ha così ottenuto profitti illeciti per sé e la camorra, ed il disastro ambientale per il territorio. Ed ha agito nel solco d'una consolidata tradizione, aperta all'atto stesso dell'unificazione del paese e concretatasi nel proditorio, brutale o strisciante sfruttamento delle risorse dei vinti, tale da far retrocedere, nel tempo, l'ex Regno delle Due Sicilie da potenza economica prima in Italia e terza in Europa, a terra resa desolata dalle rapine e dalle violenze materiali e morali che andava subendo.
Nel tradimento della dichiarata volontà d'unificazione del paese, al Sud postunitario fu inoltre imposto il pensiero e l'atto unico dei poteri forti del Nord. Si stravolsero verità storiche, si calpestarono linguaggi, memorie e tradizioni, si sostituirono le statue patrie con quelle dei conquistatori, furono violati i centri storici e, grazie ad un parlamento che sempre legiferava in favore dei poteri forti che andavano costituendosi, si cominciò a consentire che le reiterate emergenze, legate al pauroso arretramento economico indotte da rapine e malgoverno, (ma sovente anche cinicamente inventate) fossero assunte a pretesto per dirottare, di fatto, pubblico denaro verso le tasche delle grandi famiglie del Nord.
Quest'imprenditoria settentrionale – inizialmente sviluppatasi, tra l'altro, in larghissima misura col denaro del Sud, cui dopo l'unificazione erano state estorte somme corrispondenti al 67% della ricchezza nazionale – ha abitualmente mantenuto e conservato un ruolo parassitario, addossando sulla collettività nazionale i rischi d'impresa, ed ai suoi albori, col protezionismo, persino parte dei costi. Governi e sindacati, del resto, sanno bene come essa in vari modi abbia prosperato e prosperi, a spese dell'erario, strumentalizzando il sottosviluppo determinato e consentito nel Mezzogiorno.
Ed è amaro riconoscere che il Sud agonizza poiché da 150 anni è frodato, offeso, travolto da strumentali e spudorate diffamazioni; poiché, a garanzia dei suoi diritti all'eguaglianza, non ha mai avuto e non ha né lo Stato, né i sindacati, né la sinistra che avrebbe dovuto e dovrebbe difenderlo per statuto ideologico, ma soprattutto non ha rappresentanza, dal momento che quasi tutti i suoi politici o sono fiacchi di rivendicazioni perché, nati e vissuti nelle menzogne della storia raccontata dai poteri forti settentrionali, condividono il complesso d'inferiorità incessantemente insinuato nelle popolazioni meridionali e si sentono espressione d'una realtà umana immeritevole ed impotente, o assai più spesso tradiscono in cambio del bengodi parlamentare e magari, se più capaci o scaltri o spregiudicati, d'un ministero aggiunto.
Ma inaccettabile è anche la miseria morale, l'individualismo cieco e la viltà d'una parte della classe dirigente meridionale, che, mentre la propria terra brucia, invece di denunciare i tradimenti, anche alti, delle rappresentanze politiche locali, si stropiccia ad esse per condividere fette del miserabile potere e strappare favori.
E scandalosi, incredibili risultano i Decreti Legge sullo smaltimento dei rifiuti in Campania, qualcuno addirittura votato con l'imposizione della fiducia nel tentativo di riparare maldestramente i danni riconducibili ad innegabili e gravissime responsabilità. Sta di fatto che la nostra regione ha nel ventre più diossina e veleni di quelli che, riscontrati a Seveso, imposero l'allontanamento degli abitanti e la bonifica dei suoli. Ma per lo Stato, i veleni della Campania devono essere negati e perciò non rimossi.
Vero è, invece, che non solo al Mezzogiorno, ma all'Italia stessa manca lo Stato, del tutto negletto da una classe politica per lo più avida, arrogante, antidemocratica, volgarmente e scorrettamente litigiosa e ricattatrice, propensa a calpestare o sopprimere le buone leggi e soprattutto a divorare, spudorata ed impunita, l'erario in cambio del nulla o dei danni che procura alla quasi totalità dei cittadini.
Essa, in ogni caso, risulta generalmente priva di competenze e dei valori patri necessari al buon governo d'un paese, poiché è stata selezionata, dai partiti, soprattutto per la consumata esperienza degli intrighi attivabili nell'affermarsi, arricchirsi e durare, e per la disponibilità a servire le lobbies in danno dell'interesse collettivo. E, tuttavia nel suo cieco e furente egotismo, nella sua tracotanza, nemmeno i poteri forti sa sufficientemente rispettare, poiché ad essi troppo spesso antepone le proprie voglie ed i capricci smodati. E si perpetua, ahimè, come casta che, specializzatasi nelle macchinazioni atte alla sua blindatura, può non solo attuare l'incostituzionale ed antidemocratico asservimento del terzo potere dello Stato, perseguito colle iterate e gravissime intimidazioni a magistrati che, esercitando il loro dovere, chiedono conto dei reati compiuti dai politici, ma anche esprimere una paradossale inettitudine e indifferenza nei confronti del pauroso arretramento economico di un paese ormai avvilito e corrotto dall'impudente inadeguatezza morale, culturale e politica, dalla cupidigia, dalla sregolatezza a dalla pratica del voto di scambio anche coi camorristi, di tali rappresentanze parlamentari.
Questa casta sfrontata dissipa l'erario anziché attivare gli sforzi per la riduzione del debito pubblico e per la crescita economica, non si occupa di tutelare la collettività, ritenendo di potersi esimere persino al debito controllo sui gestori di pubblici servizi, e in ossequio ai voleri delle lobbies nordiste, ha sempre turpemente accettato o promosso l'annientamento del Sud, ovvero di un terzo del proprio territorio, senza curarsi del danno che ne derivava a tutto il paese.
Che dire poi della televisione di stato, che assimilandosi alle reti private, è divenuta la più temibile fomite di decadimento ed imbarbarimento dei cittadini, grazie alla troppo frequente, pervasiva e paradossale bassezza culturale, etica e politica delle sue tre reti? E come ignorare il crollo culturale, civile e morale di un paese nel quale per ogni funzione pubblica è bandito il merito, poiché i ruoli determinanti sono affidati a soggetti scelti non per la loro perizia, ma per la prontezza e duttilità nel servire il partito d'appartenenza? Come non denunciare la drammatica esclusione dal lavoro dei giovani meridionali che non si sono impaludati nel brago di una politica corrotta al punto di consentirsi persino la lottizzazione del pochissimo lavoro disponibile o creato dal nulla per ottenere voti di scambio?
Vergognosa e del tutto arbitraria rispetto alla volontà popolare espressa con un referendum e contraria alla "devolution", è anche la decisione, presa dalla casta, di consentire, col "federalismo differenziato" nel lontano 2001 proditoriamente inserito nell'articolo 116 della Costituzione, la totale autonomia delle regioni in materia di sanità, sicurezza, previdenza integrativa, gestione delle reti stradali, ricerca, cooperazione con gli stati confinanti, istruzione anche universitaria, protezione civile, risparmio, ambiente, tutela dei beni culturali, giudici di pace, comunicazione.
In pratica, questa pseudorappresentanza politica ha deciso che si resti uniti solo per continuare ad imporre le modalità di sfruttamento del Sud. A tali permanenti e spregevoli condizioni, i meridionali possono essere indotti ad assumere come patria non più l'Italia, ma la propria terra offesa.
In questo scenario, profondissima deve essere la gratitudine alla magistratura inquirente sui supposti reati dei politici. Da essa si attende la riaffermazione delle garanzie costituzionali nel pieno esercizio d'un dovere eroico. La bassezza di questi tempi cupi richiede, infatti, più che mai l'avvento prodigioso degli eroi.
www.laltrosud.it