SE IO FOSSI LOMBARDO
di Nicola Perrini
La Sicilia potrebbe diventare il fulcro industriale e commerciale del mediterraneo, lasciarsi sfuggire questa opportunità sarebbe imperdonabile.
Più volte, nel passato, le opportunità locali sono state sacrificate nel nome del superiore interesse nazionale. L’ultimo caso, in ordine di tempo, si verificò alcuni anno orsono quando Toyota, primo costruttore mondiale di autoveicoli, manifestò l’intenzione di aprire in Italia uno stabilimento per produrre il modello Yaris, destinato al mercato europeo. La volontà di preservare Fiat, fabbricante nazionale, da una forte concorrenza sul mercato interno, consigliò di non accogliere la richiesta del gigante nipponico, costretto ad impiantare lo stabilimento in Francia. Ma le condizioni adesso appaiono mutate, per tre ordini di motivi:
1. La Fiat ha deciso di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese, ritenuto non più competitivo;
2. La stessa azienda si è internazionalizzata, stringendo accordi con Chrysler, che prevedono l’introduzione nel listino di molti modelli prodotti negli Stati Uniti ( La Dodge Journey, ribattezzata Freemont, dovrebbe sostituire ben tre modelli attuali e precisamente Ulysse, Multipla e Croma , la nuova Lancia Thema dovrebbe derivare dalla Chrysler 300, mentre la Flavia dovrebbe derivare dalla Chrysler 200);
3. Una volta realizzato il federalismo fiscale, gli interessi regionali dovrebbero prevalere su quelli nazionali, vista la sostanziale divisione dei bilanci, collegati alle entrate fiscali regionali.
A queste considerazioni si aggiunge il fatto che le recenti rivolte in atto in Nord Africa lasciano presagire un passaggio alla democrazia, pur se lento e difficoltoso, di molti paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Una volta conquistata la democrazia e la libertà, queste popolazioni vorranno sicuramente avvicinarsi ai modelli ed agli stili di vita occidentali, con un prevedibile forte incremento dei consumi, anche in campo automobilistico. Ecco allora che la Sicilia, enorme piattaforma al centro del Mediterraneo, potrà giocare un ruolo determinante nei traffici da e verso quei paesi. Ci sarebbe quindi anche l’opportunità e la convenienza di produrre autoveicoli destinati a quei mercati dalle enormi potenzialità, con il vantaggio di utilizzare i trasporti marittimi, i più economici in assoluto. Visto il disinteresse già manifestato da Fiat, si potrebbe optare per una partnership con un forte costruttore asiatico, che apporterebbe il know how necessario e garantirebbe un’alta competitività. La Sicilia, in questo modo, potrebbe diventare il fulcro industriale e commerciale del mediterraneo. La classe politica siciliana faccia le proprie valutazioni, ma lasciarsi sfuggire questa opportunità sarebbe imperdonabile.