I SOLDI CHE DAL SUD VANNO AL NORD
di Nicola Perrini. Pubblicato su TERRA del 22 ottobre pag. 8.
Secondo l’analisi del movimento L’Altro Sud il saldo dei flussi economici è a tutto svantaggio del Meridione.
Uno studio dell’economista Paolo Savona rivela che su 72 miliardi l’anno di spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63 sono di beni e servizi prodotti al Nord. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta poi nel Mezzogiorno, essendo compresa in essi anche la quota di spese estere. Si tratta evidentemente di una forte anomalia che produce un notevole depauperamento del Meridione, con conseguenze disastrose per l’economia e l’occupazione. Ma non solo, c’è poi la questione dell’emigrazione interna.
Secondo la Svimez, i giovani meridionali emigrati al Nord sono circa 147.000 l’anno. Considerato che un figlio, dalla nascita a 24 anni, costa circa 230.000 euro, si ha un trasferimento di risorse per l’emigrazione di 33,8 miliardi. I trasferimenti statali al Sud ammontano invece a 45 miliardi l’anno, di cui 30 vengono prodotti al Nord e 15 al Sud. In sintesi: dal Sud al Nord vengono trasferiti ogni anno, sotto forma di consumi ed emigrazione, 93,8 miliardi; dal Nord al Sud 30, con una differenza di 63,8 miliardi a favore del Nord. Si spiega così il forte divario economico tra le due aree del Paese e la tendenza all’allargamento della forbice.
Le cause del fenomeno, risiedono nella forte differenza di infrastrutture presenti nelle due aree geografiche (-60% al Sud) e in un certo tipo di politica che ha quasi sempre privilegiato gli interessi produttivi del Nord e clientelari del Sud.
Uno Stato normale interverrebbe in maniera massiccia e decisa per risolvere in via definitiva la questione, ricorrendo ad interventi straordinari che siano addizionali e non sostitutivi di quelli ordinari, come finora accaduto. La riforma federale che sta realizzando questo Governo a trazione leghista, sembra invece andare in direzione opposta rispetto a questa esigenza. Le Regioni con minore Pil saranno infatti ulteriormente penalizzate, visto il minor gettito fiscale.
Al Sud non è tanto necessario il federalismo fiscale padano, quanto il rigore, che è indipendente da questo. Al momento, l’unica possibilità di riscatto appare legata ad una presa di coscienza dei cittadini meridionali che dovrebbero reagire favorendo l’utilizzo dei propri prodotti e servizi (ossia a chilometro zero, con enormi benefici anche sull’ambiente).
Lasciare sul territorio 32 miliardi l’anno significherebbe dare, infatti, un enorme impulso all’economia locale e produrre una forte crescita dell’occupazione.
Considerando che mediamente per la creazione di imprese occorre un capitale pari a circa 200.000 euro per ogni nuovo occupato, 32 miliardi corrispondono alla creazione di ben 160.000 posti di lavoro ogni ogni anno. Maggiore occupazione, infine, significa togliere manovalanza alla criminalità organizzata che, ricordiamo, arruola i suoi adepti tra i disperati. E' noto, che la repressione dei fenomeni criminali sia assolutamente necessaria ma che, senza concrete occasioni di lavoro, i risultati non possano che essere temporanei.