PORCI ROMANI
di Antonio Gentile
Che Bossi sia poco più che un primitivo in fase evolutiva è appurato. Il suo grande repertorio politico, come si sa, straripa di termini scurrili, volgarità di ogni tipo, gestacci sboccati, razzismo ostentato, bandiere oltraggiate, antimeridionalismo astioso.
L'uomo simbolo del nord, adorato da masse osannanti di creduloni e sempliciotti ex vaccari, convinti dell'esistenza di una immaginaria nazione padana (che tristezza!), non perde occasione per dare sfogo alle sue melensaggini.
Oggi, ritorna alla grande contro Roma e i Romani, sostanzialmente definiti “porci” e ai quali consiglia di “correre con le bighe”. Minaccia, dopo il federalismo padano, il decentramento dei ministri, in quanto i “suoi” non possono stare in una città dove trovi le scritte S.P.Q.R, cioè Senatus Popolusque Romanus.
Che dire. Come si può pensare che l'archetipo della nuova “padania” possa conoscere la prestigiosa storia di Roma e dei suoi abitanti; la grandezza di una civiltà che ha conquistato mezzo mondo.
Dunque, ai “terroni romani”, cui va la nostra solidarietà, l'invito a non prendersela, a farsi una risata, considerando il personaggio.
Ma il problema si fa serio quando si pensa che un tipo del genere è al governo di uno dei grandi Paesi del mondo occidentale. Detta l'agenda politica e tiene in scacco il lombardo Berlusconi che già avverte tutta l'incertezza della sua autorità. L'Italia, nel frattempo, precipita in una crisi senza precedenti. Disoccupazione, precarietà, povertà, illegalità, degrado morale. Questa la realtà di un Paese che scivola sempre più nella disuguaglianza sociale e nel conflitto territoriale, aprendo la strada alla secessione del nord, vero obiettivo dei poteri forti della cosiddetta “padania”.