Energia Fotovoltaica: Una grande e concreta opportunità di sviluppo per il Sud, realizzabile subito. Un’occasione per i cittadini che vogliono coniugare il rispetto dell’ambiente con un investimento redditizio.
di Nicola Perrini
Mi è capitato molte volte di parlare con persone interessate ad un impianto fotovoltaico per la propria abitazione o azienda, riscontrando spesso scarsa informazione e confusione di idee.
Infatti, nonostante molti installatori propongano ai propri clienti installazioni fotovoltaiche per accedere al “Conto energia”, non tutti i potenziali utilizzatori hanno compreso il reale funzionamento del meccanismo incentivante, permanendo dubbi e perplessità.
Cercherò allora di dare un mio contributo al chiarimento, rispondendo in maniera semplice e diretta alle domande che un ipotetico interlocutore mi sottopone.
Chi sostiene i costi dell’impianto fotovoltaico?
I costi dell’impianto sono a carico dell’utilizzatore; la legge esclude, in ogni caso, che eventuali contributi superino il tetto massimo del 20%.
Come fa l’utilizzatore a recuperare l’investimento?
L’energia che l’impianto fotovoltaico produce, sia che venga autoconsumata, sia che venga venduta ad altri attraverso la rete elettrica nazionale, viene ripagata ad un prezzo molto più alto di quello di mercato, garantito per 20 anni, consentendo di recuperare il capitale investito e di realizzare anche un guadagno.
Che garanzie ha l’investitore?
L’investitore è garantito da una legge dello Stato, che individua il GSE (Gestore Servizi Elettrici) quale “soggetto attuatore”.
Da dove provengono i soldi erogati dal GSE?
Da una quota che ogni consumatore paga sulla propria bolletta elettrica, destinata allo sviluppo delle energie rinnovabili.
Quanto tempo occorre per recuperare i soldi investiti?
Dipende dal tipo di impianto, integrato o non integrato, nonché dalla potenza, ma per le regioni dell’Italia meridionale si va dai cinque ai nove anni.
Qual è il periodo migliore per realizzare l’impianto?
Adesso, infatti per gli impianti andati in esercizio fino a tutto il 2010 si beneficia di tariffe incentivanti molto favorevoli; dal 2011 andranno in vigore tariffe ridotte che terranno conto dell’abbassamento dei prezzi dei moduli fotovoltaici, intervenuto in questi anni.
Quando non c’è il sole, cosa accade?
I valori presi a base dei calcoli sono quelli dell’irraggiamento solare in ciascuna zona e pertanto tengono conto del numero di giorni di sole, di pioggia e di cielo velato annuali. L’impianto fotovoltaico utilizza la rete elettrica come accumulatore, riversando in essa l’eccesso di energia prodotta e prelevando quella mancante a seconda delle condizioni meteorologiche e delle necessità; quello che conta è il bilancio tra dare ed avere.
Realizzare un impianto fotovoltaico è quindi economicamente conveniente?
Molto conveniente: per piccoli impianti integrati sulla copertura, destinati all’autoconsumo, il “Conto energia” ,attivato in questo periodo, garantisce un rendimento vicino al 10% , garantito per 20 anni; nessun investimento tradizionale può avvicinarsi a questi valori e per un periodo così lungo.
Avendo a casa un contatore da 3 kW, qual è la potenza giusta per l’impianto fotovoltaico?
I consumi annuali di una famiglia media corrispondono a 3500 kWh; alle nostre latitudini è sufficiente pertanto un impianto da 2,2 – 2,4 kWp , che produce tutta l’energia necessaria, apportando notevoli benefici ambientali; l’utilizzatore realizza inoltre un investimento particolarmente redditizio con una rendita ventennale.
In alternativa si può realizzare un impianto da 1kWp che produce solo una parte dell’energia necessaria alla famiglia, mentre la restante parte viene prelevata dalla normale rete elettrica. In questo caso, grazie al meccanismo incentivante, non si beneficia di una rendita ventennale, ma si ha comunque l’azzeramento della bolletta elettrica.
Quanto spazio occupa un tale impianto?
Un impianto da 2,2 kWp di tipo totalmente integrato (complanare a tetti a falda) occupa circa 15 metri quadrati; un impianto della stessa potenza su tetto piano, occupa circa 35 metri quadrati.
Che cosa accadrà dal 2011?
Al momento circola solo una bozza del nuovo “Conto Energia”, che andrà in vigore dal 2011, ma è certo che ci sarà un ridimensionamento progressivo delle tariffe incentivanti, per tenere conto della tendenza al ribasso dei prezzi dei moduli fotovoltaici. Si prevedono inoltre semplificazioni per quanto riguarda le tipologie di impianto, integrato oppure non integrato, e variazioni alle percentuali di massimale per eventuali contributi a fondo perduto. Potrebbe essere introdotto inoltre il solare a concentrazione che consente, a parità di potenza, di ridurre la superficie dei moduli.
Quali modifiche sarebbero auspicabili?
Incentivare anche i moduli a concentrazione sarebbe un bel passo in avanti per favorire la diffusione degli impianti anche in zone urbane ad alta densità abitativa; ciò ridurrebbe notevolmente gli spazi richiesti, con benefici anche dal punto di vista dell’estetica degli edifici.
Ma una modifica legislativa molto interessante sarebbe anche quella che preveda la possibilità di impianti decentrati. Ad esempio gli abitanti di un edificio privo di un sufficiente spazio in copertura potrebbero realizzare gli impianti sulla copertura di capannoni industriali, siti in zone anche distanti. Ciò, tecnicamente possibile vista la capillare diffusione della rete elettrica, consentirebbe di ottenere i vantaggi del fotovoltaico anche in zone densamente urbanizzate, senza incidere inoltre sull’estetica degli edifici.
Il fotovoltaico può essere un’opportunità per il Sud?
Si, infatti le regioni meridionali hanno le migliori condizioni di irraggiamento e quindi l’energia prodotta è più alta che altrove, consentendo un minor tempo di recupero degli investimenti ed un più alto rendimento economico.
Inoltre leggi già emanate ed in attesa di attuazione, impongono per i nuovi edifici una quota minima di energia fotovoltaica.
Naturalmente, nelle zone in cui maggiore è il numero di impianti realizzati, dovrebbero essere realizzati dei poli industriali per lo sviluppo e la produzione dei componenti per gli impianti.
Ciò è realizzabile immediatamente vista la disponibilità, nelle nostre zone, di molte aree industriali dismesse.
Questo sarebbe altamente auspicabile, evitando così di trasformare queste aree in quartieri abitativi o centri commerciali, perpetrando un delitto contro le future generazioni a cui verrebbero sottratte ulteriori possibilità occupative.
Siccome poi in alcune di queste aree industriali hanno operato fin pochi anni orsono importanti aziende del settore dell’elettronica e delle telecomunicazioni, sono ancora vive nel territorio specifiche ed alte professionalità che potrebbero trovare un’immediata e qualificante ricollocazione.
Questi poli industriali in cui si sviluppano e realizzano prodotti ad alta tecnologia, sarebbero inoltre un volano per la creazione di un indotto qualificato costituito da produttori di parti e semilavorati, installatori, manutentori, agenzie commerciali. Inoltre potrebbero fare da trampolino di lancio per l’intero territorio che vedrebbe la possibilità di diventare esportatore di prodotti piuttosto che importatore.